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Il Foglio: “La lezione di Scaglia”
Sul quotidiano diretto da Giuliano Ferrara, a firma di Carlo Stagnaro: “La vicenda dell’ex capoazienda è paradigmatica della giungla giuridica antimercato”
Due articoli in uno, come afferma lo stesso autore Carlo Stagnaro, su Il Foglio di oggi. Una miscela perfetta, per raccontare due aspetti solo apparentemente distinti: da un lato il “caso Scaglia”, dall’altro perché l’Italia non attira investimenti ed è in fondo alle classifiche (quarantottesima) del World Economic Forum sulla competitività. Ma non solo: l’Italia è in fondo in tutti gli indicatori che misurano direttamente o indirettamente il nostro “sistema giudiziario”. Ad esempio, nell’indagine che compila la Banca Mondiale sui Word Governance Indicators alla voce “rule of law” il nostro Bel Paese vi appare sessantatreesimo.
“Silvio Scaglia – esordisce Stagnaro – è privo della libertà personale da 286 giorni…”. Primo contrappasso: “Nel 2008, l’intensità degli investimenti esteri in Italia – cioè la media tra quelli in entrata e quelli in uscita dal paese – valeva l’1,3 per cento del pil contro una media del 2,2 per cento nell’UE a 27 e del 2,6 per cento nell’Eurozona”.
Ancora: “Nei quasi dieci mesi trascorsi dalla sua incarcerazione, Scaglia è stato sentito una sola volta, il 12 aprile. Da allora viene mantenuto sotto chiave, senza che la sua opinione, o la sua versione dei fatti, siano ritenute di alcun interesse dai magistrati che indagano sulla “truffa carosello”: anzi, è condannato al regime del silenzio”. Secondo contrappasso: “…. siamo ultimi in Europa, e centoventesimi al mondo, per l’efficienza del sistema legale”.
Scaglia, come è noto, “sostiene di essere vittima, non artefice, della truffa. In quanto vittima – aggiunge Stagnaro – ovviamente non è in grado di fornire informazioni che i PM ritengano interessanti. Proprio per questo è stato e rimane rinchiuso”. Ma il punto è un altro, insiste Stagnaro: “Gli investimenti diretti sono molto sensibili all’affidabilità del quadro legale dei paesi verso cui si orientano. Un paese dove le norme siano confuse, o applicate in modo imprevedibile, o incerte a causa di cambiamenti continui e imprevedibili, è una meta poco desiderabile”.
Il risultato è che Fastweb (e Telecom Sparkle Italia) sono rimaste “impigliate nelle maglie della legge 231, che attribuisce alle imprese e ai loro dirigenti la responsabilità di specifici reati compiuti dai dipendenti. Sicché – si legge ancora – nel nostro paese la responsabilità penale non è sempre personale, a dispetto della Costituzione”.
Insomma, conclude Stagnaro, non si può parlare del caso Scaglia senza parlare della giustizia del nostro paese, e delle ragioni per cui gli stranieri non investono in Italia. Non sono fatti separati e distinti. Postilla finale: “… il trattamento che gli è stato riservato è incivile prescindere dalla sua colpevolezza. Perché, fino a prova contraria, siamo tutti non colpevoli. Compreso Scaglia”.
Silvio Scaglia: colpevole di non sapere
“Ve lo ricordate il caso Telecom Sparkle – Fastweb?”. Inizia così l’articolo di Francesco Signor, di cui pubblichiamo ampi stralci, che la testata online “Costruendo l’Indro”, dedica al Processo Carosello che vede coinvolto il fondatore di Fastweb.
Da “Costruendo l’Indro” (direttore editoriale Carlo Fuscagni).
L’imprenditore è agli arresti dal 26 febbraio 2010, quando è rientrato volontariamente in Italia con un volo privato dalle Antille per mettersi a disposizione dell’autorità giudiziaria. Prima per tre mesi in carcere a Rebibbia, poi, dal 17 maggio, agli arresti domiciliari nella sua casa di Antagnod in Valle d’Aosta.
Su questa vicenda è stato pure realizzato un piccolo ‘libro bianco’ che ripercorre le anomalie del ‘caso Scaglia’. Un ebook di una trentina di pagine con le vignette di Vincino, edito dal blog silvioscaglia.it, che i lettori possono scaricare liberamente.
Dalla matita del disegnatore satirico, la sintesi del paradosso kafkiano formulato dalla difesa, è raffigurata in un giudice che accusa Scaglia: “Lei sa!”. “Mi spiace, ma non so ancora niente” risponde Scaglia. “Ah ecco continua a non sapere!” sentenzia il giudice. Infatti, è proprio sul teorema del “non poter non sapere” che si regge buona parte dell’impianto accusatorio.
Nel corso di questi mesi non si sa quali passi avanti abbiano fatto le indagini, quali prove, a sostegno del teorema, siano emerse. “Dall’inizio delle indagini in qua, non sono emersi nuovi elementi. Se fossero emersi, lo sapremmo” scriveva, lo scorso 22 novembre, su Il Riformista Alberto Mingardi. Intanto, la custodia cautelare di Scaglia doveva scadere il 25 agosto scorso, ma su richiesta della Procura è stato concesso il rito immediato con il quale, ironia della legge, è ripartito il conteggio della carcerazione preventiva fino a un nuovo massimo di 365 giorni.
“Noi di Fastweb” sostiene Scaglia “siamo stati truffati”….Una frode fiscale orchestrata dall’associazione criminale che intascava illecitamente il denaro proveniente da Fastweb “che ha pagato l’Iva” si legge nel libro bianco “senza incassare il relativo credito. La truffa era così ben congegnata che gli stessi magistrati hanno impiegato oltre tre anni per capire i meccanismi che hanno ingannato anche gli organi di controllo nonostante le verifiche, sia interne che con l’ausilio di professionisti indipendenti, anche più rigorose di quanto previsto dalla legge”.
Grande successo per la “difesa a fumetti”
La richiesta di scaricare l’ebook sul caso Scaglia ha generato un traffico del +186% rispetto alla media giornaliera precedente. Apprezzamenti per il linguaggio “chiaro e poco legalese”
“È ciò che ogni imputato vorrebbe sventolare sul web”, come ha scritto il quotidiano online Lettera 43. Fatto sta che il “libro bianco” dedicato al caso Scaglia è “decollato” oltre ogni previsione fra i nostri lettori online e non solo. I numeri parlano chiaro: dal lancio, avvenuto in vista della prima udienza del processo Carosello, sono arrivati sul blog migliaia di visitatori (+186 per cento rispetto alla media precedente), e quasi tutti hanno poi deciso di scaricare l’ebook. A colpire è anche il fatto che parecchi “navigatori” hanno chiesto di poter ricevere una copia autografata dallo stesso ingegner Scaglia: una richiesta che purtroppo, per il ben noto divieto di comunicazione con l’esterno, non siamo stati in grado di soddisfare.
Ma come mai tanto interesse? Semplice curiosità? Non pare, visto che il numero di visite non si è ridotto nemmeno nel corso del week end e che la domanda di aderire al servizio di Newsletter del blog si è “gonfiato” a vista d’occhio. Semmai, ha contato la voglia di informarsi su un caso paradigmatico di “malagiustizia”, testimoniato anche dalla richiesta (inviata tramite mail) di poter ricevere copia cartacea del “libro bianco”.
Dai molti commenti ricevuti è stato apprezzato principalmente il modo chiaro con cui si è riusciti a spiegare la pur complessa vicenda giudiziaria relativa al fondatore di Fastweb, senza l’utilizzo se non in minima parte del “legalese”, al contrario entrando in modo diretto nel merito dei fatti.
Certamente, a contribuire al successo, oltre alle Visite Dirette e tramite Newsletter e Facebook, sono anche stati i “link” (vedi elenco sotto) che i media e la comunità dei blogger hanno messo a disposizione dei lettori.
In ogni caso, un grazie a tutti.
L’elenco dei siti che hanno pubblicato il link per il download del libro bianco:
- Ansa.it
- Corriere.it
- Costruendo.lindro.it
- Giustiziagiusta.info
- Ilsole24ore.com
- Lettera43.it
- Panorama.it
Lettera43: “Scaglia, difesa a fumetti”
Per il quotidiano online, diretto da Paolo Madron, l’ebook sul fondatore di Fastweb è ciò che “ogni imputato vorrebbe sventolare sul web e, perché no, far circolare pure in tribunale”
“Addio ai vecchi sistemi di difesa, arringhe chilometriche e squadre di avvocati a caccia di cavilli”. Inizia così l’articolo che Adelaide Pierucci di Lettera43, il nuovo quotidiano online diretto da Paolo Madron, dedica all’ebook sul “caso Scaglia”. È un libretto online “che ogni imputato vorrebbe sventolare sul web e, perché no, far circolare pure in tribunale. Semplice, diretto, colorato, poche parole, quelle giuste. Ventotto pagine più allettanti di un fumetto”. Continua Pierucci: “Naturalmente dell’ebook, scritto ad hoc sul web dal 23 novembre data della prima udienza del processo, non è l’imputato che se ne occupa in prima persona ma un blog che porta il suo nome”. Per Vincino, l’autore delle vignette, “è stata una scommessa, a quanto pare vinta. Ha chiuso il libretto con uno schizzo che lo raffigura con una grossa penna sulla spalla e una targa «disegnatore a difesa». Le sue battute, a torto o a ragione, strappano risate”.
Ma intanto Scaglia – si legge ancora – “resta dentro (prima in carcere e poi ai domiciliari con possibilità di affacciarsi al balcone della sua casa in Val d’Aosta) dopo 276 giorni di carcere preventivo: il blog conta giorni, ore, minuti e secondi”. Il tema della reiterazione del reato (uno dei tre cardini della custodia cautelare in carcere, viene così liquidato: «Siccome prove contro Scaglia ancora non ne hanno… Hanno il terrore che le trovi prima Scaglia che loro». “Per i fan di Scaglia – conclude Pierucci – invece è tutto più semplice: l’accusa si regge tutta sul fatto che «Silvio Scaglia non poteva non sapere». Ma, a parere loro, «lui non sapeva nulla e per davvero”. Proprio così.
“Silvio Scaglia, l’inaffondabile”. L’avventura di un innovatore nella stampa internazionale
“Silvio Scaglia, l’inaffondabile”. Che sia di buon augurio, mentre muove i primi passi il processo che vede coinvolto l’imprenditore nel procedimento sulla “truffa carosello”, il richiamo alla “cover story” che nel gennaio 2001 Forbes dedicò al fondatore di Fastweb, il primo al mondo ad aver messo in atto l’idea, vincente, di dar vita ad una società di tlc completamente basata sul protocollo Ip (Internet protocol)
Vale la pena di rileggere, attraverso la grande stampa internazionale, la storia di “an Italian pioneer” (definizione del The Wall Street Journal del 7 settembre 2006) capace di dare lezioni ai “telecom giants” in materia di tv via Internet. A quei tempi, infatti, l’esperienza di Fastweb in materia di Iptv rappresentava una vera e propria case history internazionale, uno dei primi casi per offrire un servizio completo alla famiglia piuttosto che ai soli appassionati di tecnologia. Un test prezioso, che Scaglia utilizzerà più avanti, al momento di mettere in cantiere la sfida di Babelgum, a sua volta pioniere nella distribuzione di contenuti multimediali.
Altri tempi. Allora (vedi Newsweek del 31 ottobre 2005) gli analisti del settore potevano scrivere che il mercato europeo del digitale domestico era “dominato da nuove imprese come Fastweb” mentre The Independent, in data 24 marzo 2003, poteva opporre l’esempio dell’Italia che “grazie a Fastweb può già offrire un servizio a banda larga” mentre i competitor di casa, a partire da Bt, segnavano il passo.
Si sa come è andata a finire: sette anni dopo non solo il Regno Unito conta un servizio broadband assai più sviluppato di quello italiano, ma già progetta una rete superveloce per un’economia che per crescere conta sull’apporto della tecnologia. Nel frattempo, l’Italia segna il passo.
L’elenco potrebbe continuare quasi all’infinito passando dal Financial Times a Fortune via Le Monde, The Guardian e numerose altre testate leader internazionali, per prestigio e diffusione. Un viaggio virtuale che merita intraprendere, come lezione di quel che era e (forse potrebbe ancora essere) l’economia italiana se fosse stata data giusta enfasi al tema dell’innovazione. Ma, ovviamente, oggi, mentre si avvia il processo che vede coinvolto l’ingegner Scaglia, merita offrire spazio ad altre riflessioni.
Come abbiamo visto, negli anni in cui una banda criminale ordiva la “truffa carosello”, Silvio Scaglia era impegnato in una sfida tecnologica a livello mondiale. Potendo, tra l’altro, contare su mezzi finanziari cospicui, grazie al fortunato esito del collocamento in Borsa. Ma, a detta di un’accusa montata solo sulla presunzione che “Scaglia non poteva non sapere”, a quell’epoca l’imprenditore dedicava le sue attenzioni a montare un raggiro ai danni dello Stato che valeva il 2 per cento del fatturato del gruppo: un po’ come accusare il CEO di Novartis o il pdg Sanofi (attenzione, mica un impiegato o un manager di una consociata, bensì prorio il numero uno) alle prese con la sperimentazione di nuove molecole, di concentrare le proprie attenzioni per montare una truffa ai danni della Asl.
Frank E. Dangeard: “Scaglia, manager serio e affidabile”
Ecco il testo integrale dell’intervista concessa a Il Sole 24 Ore dall’ex numero due di Telecom France, ora nel board di Symantec, che sul fondatore di Fastweb dice: “Ma è pericoloso da meritare così tanti mesi di detenzione? In paesi come la Francia certe restrizioni si applicano solo per soggetti criminali”
“Shock per la comunità finanziaria”
È più di un processo su una frode fiscale, per quanto gigantesca. Sotto accusa e agli arresti da mesi un esponente di punta della classe imprenditoriale italiana: Silvio Scaglia è il classico imputato eccellente. Frank Dangeard, invece, è uno dei piú importanti manager internazionali e oggi siede nel board del colosso informatico Symantec, la casa che produce il Norton Antivirus per i pc e in quello di PricewaterhouseCoopers in Francia. Sorpreso delle accuse mosse a quello che fuori d’Italia è considerato uno degli imprenditori più stimati, ha deciso di uscire allo scoperto e spendersi in prima persona a favore del manager e imprenditore.
Come ha conosciuto Silvio Scaglia?
È successo sette anni fa. Scaglia era già un imprenditore di successo, la sua reputazione nell’industria era già molto forte: era considerato l’imprenditore di maggior successo dell’ultimo decennio. All’epoca ero il numero 2 in France Telecom e Orange: volevamo capire come sviluppare il mercato del broadband. E Fastweb (allora si chiamava e.Biscom, ndr) era per noi il business model che puntava al futuro. E così facemmo in modo di conoscere Scaglia e la sua azienda.
Al di là della fama, ha poi avuto modo di lavorare insieme o fare affari con lui?
Sì, quando sono diventato ad di Thomson (big hi-tech franco-americano, ndr). Fastweb era uno dei clienti dell’azienda, eravamo uno dei loro fornitori di tecnologia. Non abbiamo mai avuto problemi. Sono rimasto in Thomson fino al 2007 e per tre anni Scaglia è stato una controparte esemplare con cui facevamo affari.
Ora però Scaglia è accusato di evasione fiscale e fatture per operazioni inesistenti…
Non conosco in dettaglio l’indagine e i capi d’accusa. Ho appreso dai giornali la cosa e sono rimasto stupefatto perché, per quello che ho potuto conoscere di persona, Scaglia mi è parso una persona schietta, sul piano personale, e un manager serio e affidabile su quello professionale. Quella dipinta sui giornali non é la persona che ho conosciuto per diversi anni.
Sarà il processo a stabilire se Scaglia è colpevole o innocente…
Ovviamente. Non è mia intenzione entrare nel merito né del caso né del funzionamento della giustizia in Italia. Da manager, però, posso dire che la notizia è stata uno shock nella business community internazionale. Da osservatore straniero, poi, mi sembra che le misure restrittive adottate nei confronti di Scaglia siano assai dure. È davvero il fondatore di Fastweb, peraltro da tempo uscito dall’azienda, così pericoloso da meritare cosí tanti mesi di detenzione? In Paesi come la Francia certe restrizioni si applicano solo per soggetti criminali.
E il GIP disse: “Stia zitto”
Il “regime di silenzio” previsto dall’ordinanza restrittiva del gip Morgigni fin dal 17 maggio scorso. Peccato che non venga applicato nemmeno per killer e boss mafiosi. La ricostruzione su Panorama.it del vicedirettore del settimanale, Maurizio Tortorella
«Visto l’art. 283 del codice di procedura penale, il giudice per le indagini preliminari dispone il divieto di comunicazione per l’indagato con ogni persona, sia con colloquio diretto che con qualunque mezzo di telecomunicazione, con l’esclusione dei familiari eventualmente residenti nella suddetta abitazione».
È quanto riporta il sito del settimanale Panorama nel ricordare il “regime di silenzio” (familiari a parte) che dal 17 maggio scorso è stato imposto a Silvio Scaglia dal gip Aldo Morgigni “in base – si legge nell’ordinanza – all’art. 283”.
Sottolinea Panorama.it: “Ora (a parte che l’articolo giusto è il 284: ma ormai nessuno ci fa più caso, se i giudici sbagliano), va detto che il 23 novembre a Roma si è tenuta la prima udienza del processo. E gli imputati, cioè Scaglia più una quarantina tra manager e consulenti, hanno assistito all’udienza in assoluta libertà, così come previsto nella convocazione del giudice. Scaglia, in particolare, è arrivato nella capitale, ha dormito in albergo. Il punto è che all’imputato Scaglia l’ordinanza continua comunque a negare un diritto costituzionale, quello di espressione. Non può spiegare il suo punto di vista sull’inchiesta, non può difendersi se non attraverso i suoi avvocati”.
“Da giornalista che si è occupato a lungo di cronaca giudiziaria – prosegue però l’articolista – devo dire che l’aula di un tribunale, l’aula di un processo, è stata spesso il luogo migliore dove intervistare imputati anche ben più «pericolosi» di un imprenditore accusato di avere frodato il fisco. M’è capitato con tangentari, boss mafiosi, killer. E allora, perché negare a Scaglia questo diritto?”.
La stampa promuove il libro bianco sulla vicenda del fondatore di Fastweb
“Una difesa all’americana dove è importante parlarne per non far dimenticare”. Così, sulle colonne de Il Messaggero, Cristiana Mangani ha interpretato (correttamente) il senso del libro bianco, anzi del “libricino di poche pagine dove oltre al bianco domina il rosso ed il verde quasi a ricordare che siamo in Italia” dedicato dal nostro blog alla vicenda di Silvio Scaglia. Una storia italiana che speriamo non finisca “all’italiana”.
Per evitarlo, ha scritto l’Avvenire, gli ideatori del blog www.silvioscaglia.it hanno deciso di ricostruire la sua storia “dai risvolti a dir poco kafkiani” con le armi dell’informazione: “le vignette, caustiche, di Vincino; una cronologia a piè di pagina che segnala le tappe essenziali del calvario giudiziario, a mo’ di link; e un testo snello, che ricostruisce con precisione la strana storia di uno dei più capaci manager italiani, Silvio Scaglia, finito nel tritacarne della giustizia”, ha scritto Il Giornale dopo aver sottolineto che “Scaglia, pur essendosi consegnato spontaneamente ai magistrati, ha subito tre mesi di carcere preventivo e poi gli arresti domiciliari”. Sono solo alcune delle voci (Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa, MF tra le altre) che hanno voluto dar risalto alla nostra iniziativa.
Ringraziamo tutti per l’attenzione che ci conforta in vista del processo. Anche se resta lo scandalo della carcerazione preventiva utilizzata come punizione preventiva. “Prove evidenti? Nessuna. Indizi validi? Nessuno” recita il testo di una delle vignette di Vincino che raffigura una cornice vuota.
Un quadro surreale, anzi una congiura del silenzio contro cui è importante ribellarsi.
Scaglia: perché non può presentarsi libero?
Una carcerazione preventiva che non trova ragioni, la possibile “doppia veste” di Fastweb e TIS se verranno accettare come “parti civili”. Questo ed altro sui giornali di oggi, dopo la prima udienza del Processo Carosello. I legali difensori: “potremo dimostrare la sua innocenza”
“Perché Scaglia non può presentarsi al suo processo da uomo libero?”. E la domanda che pone in un editoriale questa mattina Il Foglio, il giorno successivo alla prima udienza del “Processo Carosello” che vede imputato, tra gli altri, anche il fondatore di Fastweb. Il concetto è bene espresso dal titolo “Ancora sulla carcerazione abusiva”. Già, perché di questo si tratta. Scrive Il Foglio: “Spetterà al dibattimento chiarire le ragioni e i torti. Quel che invece non è possibile chiarire è la ragione per cui Scaglia non può affrontare da uomo libero il suo processo. Dopo nove mesi la possibilità di inquinare le prove, che peraltro ormai dovrebbero essere acquisite, è del tutto inesistente, mentre la possibilità di reiterare il reato non può essere nemmeno preso in considerazione. Quanto al pericolo di fuga, l’indagato è rientrato volontario dall’estero”. Pertanto, si avvia a concludere l’articolo “viene naturale sospettare che in realtà la Procura (e i giudici che ne hanno accolto le richieste) intenda applicare una sorta di pena preventiva… ”.
Anche Il Sole 24 Ore torna sulla cronaca della prima giornata del processo, sottolineando l’elemento che terrà banco nella prossima udienza dell’11 dicembre. Vale a dire la richiesta di costituirsi parti civili avanzata da Fastweb e TI Sparkle. “C’è una questione giuridica spinosa – spiega Simone Filippetti – ossia se aziende che sono coinvolte in un processo in base alla legge 231, possano avere contestualmente diritto a esserne parte civile e chiedere un eventuale risarcimento”. In udienza i legali di Fastweb e TIS hanno sostenuto che non ci sarebbe contraddizione, ma – sottolinea l’articolo – “numerosi avvocati difensori dei vari imputati non hanno gradito la richiesta e hanno protestato”. Toccherà ora al collegio dei giudici, presieduto da Giuseppe Mezzofiore decidere. Tuttavia, conclude Filippetti “C’è un precedente simile nella finanza: nel crack della Parmalat, che portò ad un fallimento da 15 miliardi, Bank of America fece una richiesta analoga. Il colosso finanziario americano era però allo stesso tempo coinvolto nel processo e il Tribunale di Milano ha negato la costituzione di parte civile”.
“Scaglia: io vittima come Fastweb” è invece il titolo del quotidiano MF. Scrive in apertura Gianluca Zapponini a proposito di Scaglia: “Da presunto truffatore a truffato”, sottolineando così un aspetto centrale della linea difensiva. “Il manager – si legge – si considera una vittima e non un imputato della complessa frode messa in atto nel cuore dell’azienda telefonica”. Per i legali di Scaglia, infatti, il processo sarà “un modo per dimostrare l’innocenza”.
Infine Il Giornale, oltre a dedicare ampio spazio alla cronaca della giornata giudiziaria, pubblica un articolo a firma del vicedirettore Nicola Porro che ricorda come “Scaglia (e con lui, tra gli altri, il suo ex direttore finanziario Mario Rossetti) sono stati sepolti vivi in una carcerazione preventiva che ha tutto il sapore di una condanna anticipata: più di 270 giorni senza libertà”.
Prime schermaglie al “Processo Carosello”
Fastweb e TI Sparkle chiedono di costituirsi “parti civili” seppur indagate in merito agli stessi fatti (ma in altro processo) per presunte violazioni della legge 231 sulla responsabilità amministrativa degli enti. Il collegio dei giudici deciderà, dopo le eventuali “eccezioni” dei legali della difesa
Nessun colpo di scena ma qualche schermaglia di partenza. Può essere sintetizzata così la prima udienza del “Processo Carosello” che si è svolta ieri mattina presso la Prima sezione del Tribunale di Roma, che vede imputate 27 persone, quasi tutte presenti in aula, fra cui il fondatore di Fastweb, Silvio Scaglia. Questo in seguito alla richiesta avanzata da Fastweb (ora controllata Swisscom) e Telecom Italia Sparkle, di costituirsi parti civili nei confronti di quegli ex dirigenti che verranno eventualmente riconosciuti colpevoli. Sulla questione toccherà ai giudici decidere, in una delle prossime udienze (forse già la prima) fissate nei giorni 11, 18 e 21 dicembre.
Dal canto loro, i diversi avvocati della difesa hanno ritenuto di non potersi esprimere, senza prima aver studiato gli atti delle richieste di Fastweb e Telecom Sparkle e averne valutato i profili. In particolare, in merito al “doppio ruolo” (sia di accusa che di difesa) che verrebbero a rappresentare le due società se fossero accettate come parti civili. Infatti sia Fastweb che Telecom Sparkle devono già rispondere, in merito agli stessi reati, della presunta violazione della legge 231 sulla responsabilità amministrative degli enti.
Il motivo per cui le due società di tlc lo faranno in altro processo, è legato al fatto che per gli imputati attuali è stato richiesto dai PM il rito immediato. Cosa che può valere solo in presenza di imputati in stato cautelare. Da qui lo stralcio, avvenuto nei confronti di Fastweb e di Telecom Sparkle.
Per chiarire meglio: senza tale richiesta di giudizio immediato le società avrebbero dovuto rispondere contemporaneamente agli altri imputati. Ne consegue il profilo quantomeno “problematico” della richiesta avanzata di essere anche “parti civili”.
In ogni caso toccherà ai giudici valutare ed esprimersi, dopo la presentazione di eventuali “eccezioni” dei legali difensori degli imputati sotto rito immediato.
Infine, hanno chiesto di costituirsi parte civile anche l’Avvocatura dello Stato (in rappresentanza della Presidenza del consiglio dei ministri, del ministero degli Interni, di quello dell’Economia e della Agenzia delle Entrate) e un gruppo di azionisti sia nei confronti degli imputati di Telecom Sparkle nonché nei confronti della societá medesima.