Archivi per la categoria ‘Ultimi sviluppi’
«Giorgia Ricci è del tutto estranea alla vicenda»
L’arringa del difensore della moglie di Mokbel: «una donna malata, con grande forza d’animo» che non ha contribuito in alcun modo ai reati contestati
Giorgia Ricci, moglie di Gennaro Mokbel, è del tutto estranea alle attività ed alle trame del gruppo sotto accusa nel processo per l’“Iva Telefonica”, che si celebra presso la Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore. È quanto ha sostenuto oggi in aula l’avvocato Ambra Giovene, analizzando le singole contestazioni della Procura per confutarli.
Nella sua arringa, la difesa della signora Ricci si è soffermata a lungo sulla storia personale della propria assistita, insistendo sulle vicissitudini affettive, i lutti familiari e l’insorgere della gravissima malattia che l’affligge, ma anche sottolineando la sua forza d’animo: Giorgia Ricci, ha sottolineato il legale, ha avuto la forza di intraprendere un’attività di intermediazione immobiliare, nel pieno di una situazione di vita compromessa.
A proposito delle accuse, l’avvocato Giovene ha ribattuto che la Procura non è andata oltre l’affermazione di una mera «conoscenza» (desunta tra l’altro da un’intercettazione telefonica intercorsa tra altri soggetti, dunque «de relato») dei fatti in imputazione. Ovvero qualcosa di ben diverso da un concreto contributo materiale o morale alla partecipazione ai reati contestati.
Quanto ad un viaggio a Londra compiuto dalla sig.ra Ricci, la difesa ha sostenuto che si è trattato di una semplice visita al fratello della imputata, ivi residente. E per quel che riguarda la presunta organizzazione del viaggio a Panama dell’avv. Colosimo, la difesa ha sottolineato che la signora Ricci si è limitata ad un mero lavoro di segreteria, non implicante quindi alcuna «organizzazione».
Infine le movimentazioni contestate all’imputata a titolo di riciclaggio: si tratta, ha concluso l’avvocato Giovene, di «normali movimentazioni» legate all’attività professionale della sig.ra Ricci.
Le arringhe proseguono domani con la difesa di Gennaro Mokbel.
«Il ruolo di Fanella è stato marginale»
La difesa: «A lui può essere contestato solo il concorso in faIsa fatturazione. Ma il dominus era Toseroni»
Il ruolo di Silvio Fanella nella vicenda dell’“Iva Telefonica” è stato secondario e marginale. Al più, all’imputato può essere attribuito il concorso nel reato di falsa fatturazione, che però non ha natura transnazionale.
È questa la linea di difesa adottata nell’arringa dei difensori di Silvio Fanella, gli avvocati Cincioni ed Aricò. Nel corso dell’udienza di ieri al processo per l’“Iva Telefonica” in corso presso la Prima Sezione del Tribunale di Roma, il Collegio difensivo ha sostenuto che Fanella è stato un semplice compartecipe, senza alcuna funzione organizzativa nell’ambito dell’associazione a delinquere. Il responsabile dell’attività di riciclaggio – hanno aggiunto i legali – è semmai il solo Marco Toseroni, che ha avuto un ruolo di dirigente nell’organizzazione.
La difesa di Silvio Fanella, infine, ha contestato la sussistenza dell’aggravante della transnazionalità per il loro assistito, cui si può attribuire al più il concorso in un reato, la falsa fatturazione, che non ha natura transnazionale. Fanella sarebbe, tutt’al più, concorrente nel reato di falsa fatturazione, che tuttavia non ha natura transazionale.
Il processo riprenderà il 13 giugno con la prima udienza dedicata alle conclusioni della difesa di Gennaro Mokbel.
«Le operazioni erano vere, altro che fittizie»
La difesa di Carlo Focarelli contesta le conclusioni della Procura: le prove confermano che Phuncard e Traffico Telefonico esistevano per davvero. Oggi il processo continua: in campo la difesa di Silvio Fanella
Non ci sono state operazioni fittizie né dietro le Phuncard che il Traffico Telefonico. In una lunga e serrata arringa al processo per l’”Iva Telefonica” che si tiene presso la Prima Sezione penale del Tribunale di Rona, presidente del Collegio Giuseppe Mezzofiore, il difensore di Carlo Focarelli, l’avvocato Livia Rossi, ha contestato le affermazioni di segno opposto dei PM.
Per quanto riguarda le Phuncard, la difesa ha prima spiegato le ragioni commerciali del passaggio “italiano” delle carte, tutt’altro che virtuali o fasulle. Al proposito il legale ha esposto un lungo elenco di testimonianze (Cannavò – effettivo funzionamento del sito web di attivazione delle carte; Trondoli – al quale Zito mostrò il funzionamento di una carta presso gli uffici di Fastweb; Murri – che vide produrre le carte che comprovano l’esistenza di un business. Giustificato tra l’altro dalle dimensioni «enormi» raggiunte dal mercato dei video porno già nel 2003.
Quanto alla vicenda Traffico Telefonico, l’unico a sostenerne la natura «fittizia» è stato Crudele, teste poco attendibile, a giudizio della difesa di Focarelli anche perché, al momento della dichiarazione, lo stesso Crudele aveva pendente una richiesta di patteggiamento (e aveva quindi l’esigenza di ingraziarsi la Procura per ottenere il consenso al rito alternativo). Come per le Phuncard, del resto, nemmeno per il Traffico Telefonico la Procura ha fornito prove della natura fittizia dell’operazione. La perizia di parte, secondo l’avvocato Rossi, ha confutato le tesi della Procura smentite tra l’altro da alcune testimonianze (Micucci e Cannavò) che hanno confermato l’esistenza di suoni e le voci in arrivo dalle apparecchiature che smistavano il traffico telefonico.
Non resta che la circolarità dei pagamenti, l’unico dato di fatto addotto dalla Procura a sostenere l’ipotesi della fittizietà del traffico. Ma si tratta di un elemento in sé neutrale. Infine, la difesa ha contestato anche l’esistenza dell’associazione a delinquere (art. 416 cp) perché in presenza di una sola categoria specifica di reato, cioè la frode fiscale. In questo caso, ha chiuso l’avvocato Rossi, si può ipotizzare solo il concorso di persone (art. 110 cp).
Il processo prosegue oggi con l’arringa della difesa di Silvio Fanella.
Udienza 139: in aula la difesa di Breccolotti
Limitazione del danno. É questa, sostanzialmente, la linea scelta dal collegio difensivo di Breccolotti al processo per l’”Iva Telefonica” che si celebra presso la Prima Sezione penale del Tribunale di Roma, presieduto da Giuseppe Mezzofiore
Muovendo da un lungo e puntiglioso riepilogo di quanto emerso dal processo (soprattutto la deposizione De Lellis e le intercettazioni, ambientali e telefoniche) i difensori hanno sostenuto che le movimentazioni di denaro ricavate dalle operazioni “Phuncard” e “Traffico Telefonico”, altro non sono che episodi marginali nell’ambito della vita dell’azienda di Breccolotti, così come la frequentazione con gli altri protagonisti della vicenda legata al giro di frodi fiscali (frequentazione che parte solo dai primi anni Duemila). Proprio la natura di questi episodi, secondo la difesa, consente di far ritenere secondario il ruolo di Breccolotti nella vicenda.
La difesa, lungi dal contestare la partecipazione del Breccolotti all’attività di emissione/utilizzazione di fatture false (attività che, al contrario, è stata sostanzialmente ammessa dai difensori), ha invece contestato la sua partecipazione all’associazione a delinquere nonché la sussistenza del riciclaggio che pure, dal punto di vista giuridico, sarebbe da qualificare come «autoriciclaggio» (condotta, questa, non prevista come reato allo stato attuale della legislazione).
Perciò, i difensori hanno chiesto al Tribunale di ritenere la responsabilità dell’imputato esclusivamente per il reato di concorso in frode fiscale, riqualificando così i fatti contestati al loro assistito.
La conclusione delle arringhe del collegio difensivo di Giorgia Ricci, che era stata programmata per oggi, 17 maggio, è stata questa mattina rinviata al prossimo 13 giugno.
Il Tribunale ha quindi riprogrammato la calendarizzazione delle prossime udienze:
- 3 giugno: arringa difesa di Carlo Focarelli
- 4 giugno: arringa difesa di Silvio Fanella
- 14 giugno: arringa difesa di Gennaro Mokbel
- 15 luglio: conclusioni difesa di Gennaro Mokbel
Il 17 luglio sono previste le repliche dei PM e il 19 luglio le controrepliche delle difese.
«Gionta non aveva un ruolo di rilievo»
L’arringa dell’avvocato Spigarelli: «Al mio assistito contestato il reato di autoriciclaggio». Che non esiste. Il processo prosegue giovedì
Il codice penale non contempla il reato di «autoriciclaggio». Ma ad Aurelio Gionta, già titolare della Global Phone Network la pubblica accusa contesta di aver occultato e riciclato per sé il denaro proveniente da un reato commesso a monte. Insomma, l’autoriciclaggio. È questo uno dei punti chiave dell’arringa dell’avvocato Valerio Spigarelli davanti al Collegio della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduto da Giuseppe Mezzofiore: a Gionta, secondo la difesa, è stato dunque accollato un «non reato». Nelle sue conclusioni al processo per l’“Iva Telefonica”, la difesa ha anche effettuato una disanima dei principi alla base del giusto processo, prima di sollevare la contestazione sul presunto «autoriciclaggio».
Il legale ha poi contestato l’esistenza del reato associativo per il suo assistito. Non ci sono elementi, né prove testimoniali o intercettazioni telefoniche, che possano avvalorare quest’accusa nei confronti di Gionta. Ancor meno, a giudicare dall’esame del materiale prodotto nel corso delle indagini, risulta un ruolo di grande rilievo nell’organizzazione del titolare della Global Phone Network, così come gli viene attribuito dalla pubblica accusa.
Il processo prosegue giovedì 16 maggio con le arringhe dei difensori di Luca Breccolotti e di Giorgia Ricci.
«Colosimo ha solo esercitato il suo ruolo di avvocato»
Vibrante arringa dei difensori di Paolo Colosimo. «Non esiste l’aggravante del metodo mafioso». Lunedì tocca alle conclusioni di Aurelio Gionta
L’avvocato Paolo Colosimo non ha oltrepassato i limiti dei suoi doveri professionali. La vibrante arringa del collegio difensivo di Colosimo è stata senz’altro la nota dominante dell’udienza di ieri, 9 maggio, del processo per l’“Iva Telefonica” che si celebra presso la Prima Sezione penale del Tribunale di Roma, in cui si sono tenute anche le conclusioni della difesa di Maria Teresa La Torre. Davanti al Collegio presieduto da Giuseppe Mezzofiore gli avvocati Bruno Naso e Giuseppe Giansi hanno respinto le accuse rivolte a Paolo Colosimo, già legale di Fabio Arigoni, ex amministratore di Telefox Italia e Telefox International.
L’avvocato Polo Colosimo non può essere accusato di associazione per delinquere, hanno sostenuto i difensori, perché la sua azione non è andata oltre i doveri professionali nei confronti del suo assistito. Le accuse contro Colosimo, che senz’altro ha assolto il suo compito con grande passione, rischiano di insidiare il principio di difesa. Assieme al reato associativo finalizzato al riciclaggio cade l’aggravante del metodo mafioso. Anche perché, come attestano i risultati di altro processo, non poggia su basi reali il collegamento con il clan Arena su cui poggia l’accusa.
Il processo riprenderà lunedì 13 maggio con l’arringa dei difensori di Aurelio Gionta.
«Cherubini ha avuto solo un ruolo formale»
La difesa dell’ex amministratore di Globestream Ltd.: l’imputato estraneo alla gestione commerciale e finanziaria dei numeri Premium. Il 9 si prosegue con le arringhe di Colosimo e La Torre
«Per Scoponi solo un illecito tributario»
Al processo per l’“Iva Telefonica”, gli avvocati Marcello Melandri ed Andrea Miroli, difensori dell’ex amministratore di I-Globe negano l’esistenza del reato e dell’associazione a delinquere
L’udienza del processo per l’“Iva Telefonica” che si è tenuta ieri presso la Prima Sezione penale del Tribunale di Roma, presieduta da Giuseppe Mezzofiore, è stata dedicata all’arringa della difesa di Riccardo Scoponi, già amministratore di I-Globe, una delle società a valle del traffico telefonico. Il collegio difensivo ha sottolineato che, al massimo, il loro assistito potrebbe essersi reso responsabile di concorso con Fabio Arrigoni nel mancato pagamento dell’IVA, ma in un’epoca in cui simile condotta non era prevista come reato visto che l’articolo 10-ter D. Leg. 74/2000 è stato infatti introdotto solo nel 2006.
Per questo, in linea teorica si può configurare al più un illecito amministrativo tributario, di per sé insufficiente a reggere l’accusa di partecipazione all’associazione per delinquere. È vero, ammettono i difensori, che per l’esistenza dell’associazione reato è sufficiente, ai sensi dell’articolo 416 del codice penale, l’accordo tra vari soggetti, ma nel caso di Scoponi manca anche la prova della sua partecipazione di Scoponi al presunto accordo.
Il processo per l’Iva riprenderà il 9 maggio con la discussione della difesa di La Torre. Slitta al 16 maggio l’arringa dei legali di Luca Breccolotti. La difesa di Gennaro Mokbel avrà a disposizione anche la data del 13 giugno.
La difesa di Berriola: non regge l’accusa di corruzione
L’arringa dell’avvocato Giudice al processo per l’“Iva Telefonica”: «Non ci sono elementi nemmeno per il reato associativo». Si riprende martedì 18 con le conclusioni dei legali di Scoponi e La Torre
Il maggiore Luca Berriola va assolto dalle accuse di corruzione né tantomeno regge l’associazione a delinquere. È la conclusione dell’arringa dell’avvocato Antonello Giudice, difensore dell’ufficiale della Guardia di Finanza,al processo per l’“Iva Telefonica”. Davanti al Collegio della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma, presieduto da Giuseppe Mezzofiore, il legale ha sostenuto che non esistono elementi per sostenere il reato associativo, sia perché le dichiarazioni degli altri soggetti coinvolti descrivono una situazione in cui Berriola non era inserito all’interno dell’associazione sia perché, quando esplode il caso nel 2007 Berriola non viene coinvolto in alcun modo dagli atri soggetti inquisiti.
Non regge nemmeno, ha aggiunto il dottor Giudice, l’accusa di corruzione anche perché non rientrava tra i suoi poteri decidere le priorità nella trattazione delle pratiche valutarie: non poteva quindi influenzarne l’andamento. La deposizione di Vito Tommasino, l’imprenditore che accusa il maggiore, è inutilizzabile per più motivi, non ultimo il fatto che il soggetto si è sottratto al contraddittorio nel dibattimento.
Il processo proseguirà il 18 aprile con l’udienza dedicata alle conclusioni dei legali di Riccardo Scoponi e di Maria Teresa La Torre.
«Nessun reato associativo per Antonio Ricci»
Arringa dell’avvocato Giorgio Maria Giffone, difensore dello zio di Giorgia Ricci, al processo per l’“Iva Telefonica”. Oggi di scena le conclusioni dei legali del maggiore Luca Berriola
Sia dalle indagini sia dal dibattimento non è emersa alcuna prova per accusare Antonio Ricci di associazione per delinquere. È quanto ha sostenuto l’avvocato Giorgio Maria Giffone, difensore dello zio di Giorgia Ricci nel corso dell’arringa al processo per l’“Iva Telefonica”, che si celebra presso la Prima Sezione penale del Tribunale di Roma.
Davanti al Collegio presieduto da Giuseppe Mezzofiore il legale ha sostenuto che i rapporti del suo assistito con Fabio Arigoni non hanno nulla a che vedere con la presunta partecipazione all’associazione, bensì si tratta di vicende interne alla famiglia o, come in occasione della trasferta in Costa Azzurra per valutare alcuni lavori di manutenzione della villa di Arigoni, legati alla sua attività professionale.
Il processo prosegue oggi con le conclusioni della difesa del maggiore della GdF Luca Berriola.