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Dissequestrati i beni di Mazzitelli e Comito
Da oggi la revoca del provvedimento per i due ex top manager di TIS
I due ex top manager di Telecom Italia Sparkle, rispettivamente l’ex AD Stefano Mazzitelli e l’ex Responsabile Commerciale per l’Europa Massimo Comito, hanno potuto rientrare quest’oggi in possesso dei loro beni, messi a suo tempo sotto sequestro preventivo.
La revoca del provvedimento, disposta già nel luglio scorso in sede di appello dal Tribunale del riesame riguardo alla posizione di Mazzitelli, e oggi nel caso di Comito dal Collegio dei giudici della Prima sezione penale di Roma, presieduto da Giuseppe Mezzofiore, trova fondamento – spiega il legale dei due manager, avv. Fabrizio Merluzzi – «nel fatto che non c’è traccia di profitti personali che gli imputati abbiano ricavato dai reati loro contestati né che i beni vincolati possano considerarsi frutto di reimpiego dei proventi degli stessi». Una notizia positiva, dunque, per Mazzitelli e Comito, «a ulteriore conferma – sottolinea ancora Merluzzi – dell’emergere dell’estraneità dei due dirigenti di TIS ad attività truffaldine o di complicità di ogni tipo».
Colleghi e superiori in campo per Berriola. «È corretto e leale»
Il processo per l’“Iva Telefonica” è ripreso con i testi dell’ufficiale della GdF. Nessun mistero dietro la cena al “Filadelfia”. Il 28 settembre in aula le testimonianze chieste dai difensori di Gennaro Mokbel e Giorgia Ricci
Una sera di novembre del 2007, il senatore Bruno Erroi, il Tenente Colonnello Carlo Luciano e il Colonnello Michele Dell’Agli andarono a cena con il maggiore Luca Berriola al ristorante Filadelfia di Roma il cui proprietario, secondo la Procura, era Gennaro Mokbel. Ieri i tre testi, di fronte al Collegio della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduto da Giuseppe Mezzofiore, hanno testimoniato che: si trattò di una comune riunione conviviale; il conto fu regolarmente pagato dai commensali; probabilmente la cena non fu organizzata dal maggiore Berriola.
È uno dei passaggi-chiave dell’udienza con cui ieri è ripreso il processo per l’Iva telefonica con l’audizione dei testi di Berriola non ascoltati prima della pausa estiva. Diversi ufficiali delle Fiamme Gialle hanno testimoniato sulla correttezza professionale del maggiore: il generale Antonio Maria Rubino, sotto cui Berriola ha prestato servizio nel 2006/07; il collega Carlo Luciano, che ha lavorato al fianco dell’imputato al reparto Tutela Mercati; il Colonnello Lucandrea Buffoni, collega del maggiore al reparto Tutela Finanza Pubblica dal 2008 al 2010.
L’udienza si è conclusa con l’audizione del primo teste prodotto dalla difesa dell’avvocato Paolo Colosimo. L’esame delle testimonianze proseguirà l’8 ottobre (assieme ad altri testimoni di Berriola). Prima però ci sarà, il 28 settembre, la sfilata delle testimonianze prodotte da Gennaro Mokbel e Giorgia Ricci.
“Iva Telefonica”, riparte il processo
Tutti i testi ascoltati entro ottobre. Si riprende domani con le deposizioni chieste dai difensori di Berriola, Colosimo e Micucci. Si proseguirà il 28 con i testimoni di Mokbel
Si riparte. Dopo la pausa estiva riprende il processo per l’“Iva Telefonica” che si celebra davanti alla Prima Sezione penale del Tribunale di Roma. Davanti al Collegio presieduto da Giuseppe Mezzofiore si concluderà l’audizione degli ultimi testi chiamati a deporre dalla difesa del maggiore della Guardia di Finanza Luca Berriola. Nell’udienza del 18 luglio erano stati sentiti il colonnello Montella, il tenente colonnello Bertini, il maresciallo Centrella più l’appuntato scelto Livio Capparella.
Convocati per domani anche i testi citati dalla difesa di Massimo Micucci e di Paolo Colosimo. Si proseguirà con i testi convocati dalla difesa di Gennaro Mokbel. Il calendario prevedeva a questo scopo due udienze, il 27 e il 28 settembre, ma il Tribunale è già stato informato che i testimoni non potranno presentarsi il 27. Non è escluso, perciò, che l’udienza possa saltare.
Il processo proseguirà l’8 ottobre quando sfileranno davanti al collegio i testi di Francesco Fragomeli, Silvio Fanella e Manlio Denaro oltre a quelli di Aurelio Gionta e Riccardo Scoponi. La “coda” delle testimonianze si esaurirà nell’udienza del giorno 15 assieme alla deposizione dei testimoni di Giorgia Ricci e Antonio Ricci. Nelle udienze successive, fissate per il 18 e il 19 ottobre, toccherà ai testi di Carlo Focarelli seguiti, il giorno 23, da quelli di Giovanni Gabriele e Giuseppe Cherubini. Il calendario prevede, infine, due udienze fissate per il 23 e il 29 ottobre per eventuali recuperi dei testi.
Si esaurirà così la sfilata dei testi e, a partire dal 13 novembre, potrà cominciare la discussione finale in cui prima il Pubblico ministero, poi i difensori formuleranno e illustreranno le rispettive conclusioni.
Il processo “Iva Telefonica” va in vacanza
Si riprende il 25 settembre. La fine della fase dibattimentale prevista per il 29 ottobre. Sfilata di Fiamme Gialle a difesa di Luca Berriola. Il tenente colonnello Bertini: «Non era possibile autoassegnarsi un incarico»
Ultima seduta prima della pausa estiva del processo per l’“Iva Telefonica” che si celebra presso la Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduto da Giuseppe Mezzofiore. La mattinata è stata caratterizzata dall’audizione di una parte dei testi chiamati a deporre dalla difesa del maggiore della Guardia di Finanza Luca Berriola. Sul banco dei testimoni sono così comparsi diversi rappresentanti delle Fiamme Gialle: il colonnello Montella, il tenente colonnello Bertini, il maresciallo Centrella più l’appuntato scelto Livio Capparella.
Il tenente colonnello Bertini, nel 2003-2004 responsabile del nucleo di polizia valutaria, è stato all’epoca il superiore diretto dell’allora capitano Berriola. La testimonianza dell’ufficiale si è concentrata sull’organizzazione del lavoro del nucleo, con particolare riguardo alla divisione degli incarichi, alla tracciabiliità della consultazione delle indagini e all’eventuale possibilità di «autoassegnazione» di incarichi da parte di uomini del reparto. Bertini è stato drastico: non esisteva possibilità di «autoassegnazione, in quanto la distribuzione degli incarichi veniva assegnata attraverso un meccanismo piramidale rigido, dal colonnello comandante in giù». «Ogni ingresso nel sistema informatico – ha infine precisato Bertini – era destinato a lasciar traccia sia se effettuato da un ufficiale che da un subalterno».
Il PM Giovanni Bombardieri ha poi prodotto due segnalazioni relative alla CMC, relative al 2004 ed al 2005. Ma nel 2005 né Bertini né Berriola appartenevano più al reparto. Per quanto riguarda il dossier del 2004, dall’archivio elettronico risulta che il fascicolo non fu mai assegnato alla competenza di Bertini o di Berriola.
È stata poi la volta del colonnello Montella, nel 2006-2007 responsabile del nucleo tutela dei mercati. All’ufficiale è stato chiesto di ricordare in particolare di una serata trascorsa al ristorante Filadelfia. In quella circostanza, secondo la ricostruzione del PM, Berriola avrebbe incontrato e salutato Gennaro Mokbel. Il colonnello Montella ha precisato di non ricordarsi particolari degni di nota di quella che fu una normale cena di lavoro tra colleghi. Il colonnello Montella ha anche confermato l’ottima valutazione che a suo tempo diede quale superiore in merito al rendimento e al comportamento del maggiore Berriola.
Terza testimonianza, quella del maresciallo Centrella, anche lui membro del nucleo tutela mercati, alla dipendenza diretta di Berriola. In quella veste i due furono protagonisti di una trasferta di servizio, il 16 e il 17 agosto del 2006, a Montecarlo. In quell’occasione, ha precisato il maresciallo, lui e Berriola hanno lavorato assieme senza soste. Il maresciallo non ha mai lasciato la compagnia di Berriola nel corso della missione.
L’appuntato scelto Livio Capparella, che ha svolto all’epoca, tra l’altro, anche mansioni di autista ha risposto alle domande sulle abitudini di Berriola e all’impiego del mezzo, sempre utilizzato per soli motivi di servizio.
In precedenza si era esaurita la lista dei testi “civili”, addotti dalla difesa di Berriola per dare testimonianza dello stile di vita dell’ufficiale, coerente con un tenore di vita in linea con l’incarico e lo stipendio del rappresentante delle Fiamme Gialle. L’ultima testimonianza in tal senso è stata resa da un vicino di casa di Frascati, il signor Barbabietola.
La ripresa del procedimento sarà occupata dagli ultimi testi prodotti dalla difesa del maggiore Berriola e da quelli convocati da Massimo Micucci e Paolo Colosimo. La prima udienza autunnale si terrà il 25 settembre prossimo. Seguiranno, il 27 ed il 28 settembre, i testi chiamati a deporre da Gennaro Mokbel.
Il processo proseguirà poi ad ottobre: il giorno 8 compariranno i testi di Francesco Fragomeli, Silvio Fanella e Manlio Denaro oltre a quelli di Aurelio Gionta e Riccardo Scoponi. Il giorno 15 sarà la volta dei testi chiamati da Giorgia Ricci e Antonio Ricci. Nelle udienze successive, fissate per il 18-19 ottobre, appariranno i testi di Carlo Focarelli seguiti, il giorno 23, da quelli di Giovanni Gabriele e Giuseppe Cherubini. Il calendario prevede, infine, due udienze fissate per il 23 e il 29 ottobre per eventuali recuperi.
Entro la fine di ottobre, quindi, dovrebbe esaurirsi la fase dibattimentale. Dopo di che si passerà alla discussione.
Berriola: Nessun reddito segreto dietro la mia casa
Inizia la sfilata dei testi chiamati dalla difesa del maggiore. Davanti al giudice agenti e periti immobiliari della zona di Frascati. Il 17 luglio la deposizione di ufficiali della Guardia di Finanza
Con l’audizione dei testi chiamati a deporre dal maggiore della Finanza Luca Berriola è iniziata l’ultima fase del dibattimento del processo per l’“Iva Telefonica” prima della pausa estiva. La difesa di Berriola ha ieri convocato, davanti al Collegio della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma, presieduta da Giuseppe Mezzofiore, diversi operatori immobiliari dell’area di Frascati, con l’obiettivo di dimostrare che il tenore di vita e gli investimenti dell’ufficiale delle Fiamme Gialle erano perfettamente correnti con il suo reddito. Hanno così deposto il geometra Stefano Bordon, che ha curato la ristrutturazione della casa di Berriola, e gli agenti immobiliari Allessandro Pellegrini e Claudio Rossi. Ha completato la sfilata dei testi l’impiegato della presidenza del Consiglio Angelo Maiali.
Nella prossima udienza, l’ultima di luglio, in programma per martedì 17, compariranno davanti alla Corte, in qualità di testi chiamati a deporre dalla difesa di Luca Berriola, alcuni ufficiali della Guardia di Finanza colleghi del maggiore.
«La mia collezione d’arte? Solo copie o litografie»
Si è concluso l’esame di Gennaro Mokbel. Al centro delle domande la candidatura Di Girolamo e i “tesori” dell’imputato. «Mai avuto un ristorante». Giovedì i testi chiamati dal maggiore Berriola
Si è conclusa ieri, al processo per l’“Iva Telefonica” in corso presso la Prima Sezione del Tribunale di Roma, presieduta da Giuseppe Mezzofiore, la testimonianza di Gennaro Mokbel, secondo gli inquirenti il personaggio al vertice dell’associazione a delinquere al centro dell’indagine. Mokbel ha risposto sia alle domande del PM Giovanni Bombardieri che a quelle del suo legale, Ambra Giovene. Nella stessa sede si è anche concluso il controesame del Pubblico ministero.
Nel corso dell’udienza è stato esaminato soprattutto l’aspetto politico della vicenda, culminato nella candidatura a senatore di Nicola Di Girolamo, maturata a Roma ma poi consolidata con un’intensa attività di lobby in Calabria, tra cene e incontri politici sul territorio. Mokbel, che ha sostenuto l’opinione che altri imputati sarebbero riusciti a salvare buona parte del patrimonio, ha tenuto a precisare di non essere mai stato proprietario di un ristorante. A proposito della sua collezione di oggetti d’arte che, secondo l’accusa, sarebbe stata costituita per riciclare i proventi illegali delle sue attività. Mokbel ha precisato di essere un appassionato d’arte ma ha fatto presente che la sua collezione, costituito in gran parte da riproduzioni o opere grafiche, non è certo di grande valore.
Si è concluso così l’esame di un teste-chiave dell’inchiesta. La prossima udienza, in programma per il 12 luglio, vedrà la sfilata dei testimoni chiamati a deporre dal maggiore della Guardia di Finanza Luca Berriola.
Concluso l’esame di Mokbel
Ai PM: mai conosciuto O’Connor e Dines, con Berriola una semplice frequentazione. E ancora: nessun «voto di scambio» su Di Girolamo. Il 10 luglio al via il controesame
Nessun rapporto con famiglie della ‘ndrangheta di Capo Rizzuto, quindi nessun «voto di scambio», ma solamente un appuntamento politico-elettorale, in presenza dell’avvocato Paolo Colosimo e di Nicola Di Girolamo, in seguito eletto senatore. Così Gennaro Mokbel ha risposto alle domande del PM Bombardieri in merito all’incontro avvenuto nel 2008 nel paese del crotonese con Franco Pugliese, già condannato a 4 anni e 8 mesi lo scorso luglio 2011 dal GUP Massimo Battistini per vari capi di imputazione fra cui la «minaccia volta ad impedire il libero esercizio del diritto di voto».
Con l’udienza di ieri, davanti ai giudici della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore, si è concluso l’esame di Gennaro Mokbel, secondo gli inquirenti il personaggio al vertice dell’associazione a delinquere al centro del processo per l’“Iva Telefonica”.
Le domande del PM Bombardieri si sono inoltre concentrate sui rapporti di Mokbel con il Maggiore della GdF Luca Berriola, su come lo avesse conosciuto, quando lo avesse incontrato e se conoscesse le sue funzioni all’interno della GdF. Mokbel ha risposto di averlo incontrato in alcune occasioni, ad esempio presso il circolo Tiro a volo a Roma o al ristorante capitolino Filadelfia, sostenendo però che si è sempre trattato di incontri occasionali, legati a rapporti di semplice frequentazione.
In merito ai rapporti con l’avvocato Paolo Colosimo, Mokbel ha confermato di conoscerlo da molto tempo, ma di averlo sempre, e solo, «inquadrato» come il legale di Fabio Arigoni.
Infine, Mokbel ha affermato di non aver mai conosciuto Edward Dines e Anthony O’Connor, cittadini inglesi, coinvolti nella parte dell’inchiesta sul riciclaggio. Altrettanto di non aver mai conosciuto Eugene Gourevitch, cittadino americano di origine kirghiza, coinvolto – secondo i PM – nel finanziamento dell’operazione “Traffico Telefonico”.
Il 10 luglio al via il controesame.
In aula Parisse e Di Genova
Davanti ai giudici due testi a difesa di Zito. Il 5 luglio riprende l’esame di Mokbel
È stata un’udienza breve, quella di ieri, al processo per l’“Iva Telefonica” dedicata ad ascoltare due testi a difesa dell’ingegner Bruno Zito, l’ex dipendente Fastweb incaricato da metà novembre 2002 di gestire i rapporti con il cliente CMC, società di Carlo Focarelli, in relazione all’operazione Phuncard.
Chiamati in aula, davanti ai giudici della Prima Sezione Penale del Tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore, l’allora responsabile marketing di Fastweb Stefano Parisse e Augusto Di Genova, anch’egli dipendente presso l’unità marketing.
Rispondendo alle domande di PM e avvocati, Parisse ha ricostruito il proprio ruolo in azienda e ha anche chiarito di aver ricevuto in un’occasione il rapporto sul business Phuncard, elaborato da Zito, e averlo «smistato» ai diretti superiori di allora: l’amministratore delegato Emanuele Angelidis, il direttore generale Alberto Trondoli e il direttore commerciale Lorenzo Macciò.
Parisse ha poi aggiunto che il livello dirigenziale nel quale operava Zito era quello nel quale venivano elaborati i contenuti di business simili a Phuncard e che, in effetti, in quella circostanza lo stesso Zito poté operare da “pivot” dell’operazione.
Infine, alla domanda della difesa su chi avesse il potere di firma, Parisse ha risposto di non ricordarlo dopo i tanti anni trascorsi dall’operazione ma che, per saperlo, è sufficiente leggerlo sul contratto.
Di diverso contenuto la testimonianza di Augusto Di Genova, il quale ha confermato di aver saputo da Zito del suo desiderio di avviare un business nel campo del WiMax e, in proposito, avendo lavorato in precedenza in società di consulenza per le tlc, di averlo messo in contatto con alcuni imprenditori, senza però che da tali contatti nascesse nulla. Di Genova ha aggiunto di non aver mai saputo, in seguito, di un viaggio ad Hong Kong da parte dello stesso Zito, in relazione al possibile avvio di una start up nel campo WiMax, finanziata da Carlo Focarelli.
Prossima udienza il 5 luglio per il termine dell’esame di Gennaro Mokbel e il probabile inizio del controesame.
«La governance di Fastweb era efficiente»
La perizia del professor Aguiari spiega perché l’ingegner Scaglia poteva affidarsi al sistema interno «virtuoso» di controllo. I profitti di “Phuncard” e “Traffico Telefonico” sono stati «del tutto marginali»
I margini delle operazioni Phuncard e Traffico Telefonico sono stati del tutto marginali per Fastweb, società che del resto vantava una eccellente organizzazione interna di controllo. È questo, in sintesi, il risultato della testimonianza del professore Roberto Aguiari, ordinario di Economia e Gestione delle Imprese all’Università degli Studi Roma Tre, al processo per l’“Iva Telefonica”, che si celebra presso la Prima Sezione del Tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore.
Il professor Aguiari ha dimostrato che l’apporto delle operazioni contestate al margine operativo di Fastweb è stato del tutto marginale, così come l’incidenza sulla redditività dell’azienda e sul valore borsistico dell’azienda. Stesse considerazioni valgono, naturalmente, per i redditi percepiti dall’ingegner Silvio Scaglia che non ha tratto benefici da questi business.
Un altro tema della perizia di Aguiari riguarda la governance di Fastweb e, in particolare, l’efficienza dei controlli interni. L’esame ha permesso di stabilire che Fastweb da questo punto di vista rispondeva a criteri virtuosi, di eccellenza. Per questo il capo azienda, l’ingegner Silvio Scaglia, poteva fruire del risultato delle attività di controllo svolto da altri, investiti di competenze specifiche, concentrando i suoi sforzi sulle strategie di crescita.
La relazione del perito, interrogato dal PM Giovanni Bombardieri, è durata poco più di un’ora e mezza. Il processo riprenderà martedì 3 luglio con alcuni testi chiamati a deporre dai legali dell’ingegner Bruno Zito.
«Il Traffico Telefonico ha abbassato i guadagni dei manager»
La perizia del professor Dallocchio smonta i possibili moventi dei vertici di Fastweb: le operazioni hanno ridotto la parte variabile degli stipendi. L’impatto sull’utile della società è stato «assolutamente trascurabile». Le testimonianze di Alberto Calcagno ed Ernesto Bonalumi
Senza l’operazione “Phuncard” e “Traffico Telefonico” i compensi annuali per i manager di Fastweb sarebbero stati più alti. È quanto ha affermato ieri, davanti alla Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore, il professor Maurizio Dallocchio, ordinario di finanza aziendale in Bocconi, autore di una perizia tesa a individuare le ricadute delle operazioni in capo a Diadem oggetto del processo per l’“Iva Telefonica” per i manager e per la società.
Dallocchio, al proposito, non solo ha dimostrato che i business in oggetto hanno avuto un impatto negativo sulla componente variabile della retribuzione dei manager ma ha spiegato come l’incidenza delle operazioni fosse «trascurabile» per la società dal punto di vista dei profitti e della valorizzazione borsistica. Sulla base dei numeri, insomma, sfuma l’eventuale movente per i manager Fastweb per partecipare a un’operazione illecita.
Oltre a Dallocchio, hanno testimoniato su richiesta dell’avvocato Gildo Ursini, legale di Roberto Contin, l’attuale General Manager di Fastweb, Alberto Calcagno, all’epoca dei fatti Chief Financial Officer della società e l’ingegner Ernesto Bonalumi, Responsabile della funzione Wholesale, all’epoca membro dello staff meeting di Contin.
Calcagno ha prima ripercorso l’attività del comitato direttivo, ribadendo che in nessun momento era sorto il dubbio di anomalie a proposito delle relazioni d’affari con le società di Carlo Focarelli. Il teste ha poi ricostruito la reazione dell’azienda di fronte alla scoperta delle irregolarità. In un primo momento, dopo la perquisizione della Guardia di Finanza, venne ricostruita la contabilità alla ricerca di eventuali carenze nelle fatture. Poi, dopo la comparsa delle prime notizie di stampa si fece strada la scoperta di esser stati vittima di una truffa. E così venne ordinato un audit esterno a Kpmg che confermò l’esito dell’audit interno, confermando la regolarità dei comportamenti aziendali. Infine venne chiesta la consulenza fiscale al professor Maisto che confermò il buon diritto di Fastweb a detrarre l’Iva, già regolarmente versata.
L’ingegner Bonalumi ha ribadito nella sua testimonianza quanto già riferito da altri membri dello staff meeting: nel corso delle riunioni interne non si fece mai il nome di Focarelli né venne riscontrata alcuna anomalia.
La prossima udienza del processo per l’“Iva Telefonica”, fissata per domani 28 giugno, sarà dedicata alla testimonianza di un altro perito, il professore Roberto Aguiari, ordinario di Economia e Gestione delle Imprese all’Università degli Studi Roma Tre, chiamato a deporre dalla difesa dell’ingegner Silvio Scaglia. Si parlerà di nuovo del valore delle operazioni contestate nella valutazione del business di Fastweb.