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Fastweb, in campo i periti della difesa
Depongono manager e docenti per la difesa di Contin. Giovedì il contributo del professor Aguiari, per l’ingegner Scaglia. Ieri è proseguito l’interrogatorio di Mokbel che riprenderà la prossima settimana
Anche l’udienza di ieri del processo sull’“Iva Telefonica” è stata dedicata all’interrogatorio di Gennaro Mokbel, uno dei personaggi chiave dell’inchiesta. Davanti al Collegio della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma, presieduto da Giuseppe Mezzofiore, i PM Giovanni Bombardieri e Francesca Passaniti hanno incalzato l’imputato sulla base delle trascrizioni di alcune conversazioni telefoniche con Augusto Murri. Mokbel ha sostenuto che le richieste di denaro non erano legate ai business contestati, bensì a precedenti rapporti d’affari tra i due. L’interrogatorio, per ora, è finito qui. L’audizione di Mokbel proseguirà in un prossimo futuro, ma le prossime due udienze saranno dedicate all’audizione di alcuni testi chiamati dalle difese del manager Fastweb Roberto Contin e da quella dell’ingegner Silvio Scaglia.
Oggi tocca ai testi chiamati dall’avvocato Gildo Ursini, difensore di Roberto Contin. Aprirà la serie delle deposizioni l’attuale General Manager di Fastweb Alberto Calcagno. Seguirà il Responsabile della funzione Wholesale Ernesto Bonalumi. Chiuderà la giornata Maurizio Dallocchio, ordinario di finanza aziendale in Bocconi.
Giovedì 28, invece, toccherà al professore Roberto Aguiari, ordinario di Economia e Gestione delle Imprese all’Università degli Studi Roma Tre chiamato a deporre dalla difesa dell’ingegner Silvio Scaglia. Si parlerà di nuovo del valore delle operazioni contestate nella valutazione del business di Fastweb.
Mokbel insiste: Non c’entro con le attività di Arigoni e Murri
Seconda giornata di interrogatorio in aula per l’imputato. Il PM Bombardieri chiede conto di alcune intercettazioni. Si prosegue il giorno 25
È proseguito ieri, presso la Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore, l’interrogatorio di Gennaro Mokbel, secondo gli inquirenti il personaggio al vertice dell’associazione a delinquere al centro del processo per l’“Iva Telefonica”.
Come nell’udienza precedente, l’esame del pubblico ministero Giovanni Bombardieri si è concentrato sui rapporti tra l’imputato, Augusto Murri (ex Broker Management) e Fabio Arigoni (ex Telefox e Telefox International). Allo stesso modo, Mokbel ha continuato a ribadire la linea difensiva già adottata nel corso della prima giornata di testimonianza: l’assoluta estraneità alle attività delle Phuncard o del Traffico Telefonico, business da lui del tutto ignorato sotto il profilo tecnico. Niente di nuovo, dunque, rispetto al primo round anche se stavolta il PM Bombardieri ha cominciato a scendere nel dettaglio di alcune conversazioni telefoniche intercettate in cui si faceva riferimento ad indagini.
L’interrogatorio di Mokbel, che si è chiuso ieri attorno alle 15 e 30, proseguirà il giorno 25. Ma il calendario del processo prevede almeno un’altra giornata, fissata per il 5 luglio dedicata al teste. Il giorno 26, invece, sfileranno alcuni testi chiamati a deporre dalla difesa di Roberto Contin.
«Nessun ruolo attivo nelle operazioni tlc»
Così Gennaro Mokbel in aula al PM Bombardieri. «Mi sono limitato – ha aggiunto – a far incontrare Murri e Arigoni con Focarelli»
Nessun ruolo attivo nelle operazioni Phuncard e Traffico Telefonico, se non quello di avere messo in contatto Augusto Murri (ex Broker Management) e Fabio Arigoni (ex Telefox e Telefox International) con Carlo Focarelli (ex CMC).
È quanto dichiarato ieri in aula da Gennaro Mokbel, considerato dagli inquirenti al vertice dell’associazione a delinquere, interrogato dal PM Giovanni Bombardieri nel corso del processo per l’Iva Telefonica che si svolge presso la Prima Sezione penale del Tribunale di Roma, presieduta da Giuseppe Mezzofiore.
In particolare, Mokbel ha sostenuto di essersi limitato a far incontrare i tre protagonisti della vicenda, avendo saputo che avevano progetti imprenditoriali da sviluppare. Salvo poi disinteressarsene e intervenire solamente nel ruolo di “paciere” in presenza di tensioni interpersonali fra gli stessi Murri, Arigoni e Focarelli.
In sostanza Mokbel ha negato di aver mai partecipato attivamente alle varie operazioni Phuncard e Traffico Telefonico, di cui – ha aggiunto – «tecnicamente non sapevo nulla».
Sempre rispondendo alle domande del PM, in un passaggio Mokbel ha aggiunto di aver a un certo punto sospettato «qualcosa che non andava», poiché al termine dell’operazione Phuncard (inizio 2004, ndr.) sia Murri che Arigoni cominciarono a fare una vita dispendiosa, comprando auto e barche di lusso. A un certo punto – ha detto ancora Mokbel – ne ho anche chiesto conto, ma ricevendone solo risposte evasive.
Poco prima del termine dell’udienza il PM Bombardieri ha iniziato a rivolgere a Mokbel domande relative a conversazioni intercettate nelle quali si parlava di indagini in corso. E proprio su questi temi dovrebbe riprendere la prossima udienza fissata per il 14 giugno.
All’esame e controesame di Mokbel verranno anche dedicate le udienze del 25 giugno e del 3 luglio, mentre per il 26 e 28 giugno il calendario rimarrà invariato con in aula alcuni testi a difesa, come già previsto.
«A investitori ed analisti interessava solo il core business»
Gli investors relator di Fastweb: mai una domanda sulle attività no core. E il partner fondatore Gramatica conferma: «Scaglia si occupava delle strategie, non della gestione ordinaria. Ai partner meeting sarà venuto una volta o due»
L’attenzione degli investitori e degli analisti finanziari si è sempre concentrata, nel corso degli anni, sull’andamento e sulle prospettive del “core business” di Fastweb, ovvero le attività tipiche della società tlc, le uniche da cui poter trarre previsioni affidabili sul futuro. Al contrario, la comunità finanziaria non ha mai prestato interesse per le attività “no core”, quali quelle oggetto dell’inchiesta sull’“Iva telefonica”. È questo, in sintesi, il senso della testimonianza di Paolo Lesbo ed Alessandro Petazzi, i due investors relator che, in epoche diverse, hanno accompagnato l’ingegner Silvio Scaglia negli incontri con investitori ed analisti, interessati ad un confronto diretto e periodico con il capo azienda. I due testimoni, comparsi ieri davanti alla Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore, hanno confermato l’importanza che Scaglia ha sempre attribuito al confronto costante con la comunità degli investitori e degli analisti, indispensabile catena di collegamento con il mercato. Nel corso di questi confronti, è stata la loro testimonianza, sono sempre stati esaminati con scrupolo i programmi di investimento e la loro redditività, oltre agli altri parametri fondamentali con valore predittivo. Al contrario delle voci più volatili, meno significative per l’attività di analisi e investimento. Agli occhi del mercato, dunque, i volumi legati al traffico telefonico o alle Phuncard interessavano poco. O forse per niente.
È stata poi la volta di un altro teste chiamato a deporre dalla difesa di Silvio Scaglia: Ruggero Gramatica, uno dei partner fondatori di Fastweb, già CIO di e.Biscom. Gramatica ha illustrato davanti al PM Francesca Passaniti come era organizzata in quegli anni la società. Il manager ha rilevato come l’impegno di Scaglia fosse concentrato sulle linee strategiche di sviluppo della società, mentre la gestione operativa era concentrata negli “operation committee” e nei “partner meeting” (a cui Scaglia ha partecipato solo in rare occasioni «forse una o due volte») cui in particolare spettava la verifica della rispondenza dei risultati al budget.
Con la testimonianza di Ruggero Gramatica si è conclusa una delle udienze più brevi del processo (circa 90 minuti). La prossima udienza, in programma per giovedì 7 giugno, vedrà protagonista Gennaro Mokbel.
Il perito di Rossetti: per Fastweb le Phuncard e il traffico esistevano
Federico Ciccone scova nella rete i siti e le e-mail del business. «Erano operazioni comuni a tutte le tlc». E Fabrizio Ferrara, assistente del direttore finanziario spiega: «Lui si occupava di finanza straordinaria. E stava in via Broletto, presso la capogruppo e.Biscom»
Per Fastweb non esisteva alcuna evidenza che l’operazione Phuncard fosse fittizia. Anzi, al contrario di quanto evidenziato dalla relazione della Guardia di Finanza, esiste sia traccia dei siti che delle carte d’accesso agli stessi. È uno dei passaggi chiave della testimonianza resa al processo sull’”Iva Telefonica” del consulente tecnico Federico Ciccone, uno dei due testi chiamati dalla difesa dell’allora direttore finanziario di Fastweb Mario Rossetti. In giornata è stata infatti sentita la testimonianza anche di Fabrizio Ferrara, all’epoca dei fatti Direttore Affari Societari di Fastweb, e stretto collaboratore di Rossetti.
Davanti alla Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore, Ciccone ha svolto una relazione sia sugli aspetti di mercato delle operazioni relative alle Phuncard ed al Traffico Telefonico che su quelli più strettamente tecnici. Con abbondanza di esempi e riferimenti internazionali Ciccone ha sottolineato che il mercato dei contenuti di intrattenimento per adulti «ha svolto un ruolo rilevante nello sviluppo del settore tlc». Tutti gli operatori di telecomunicazioni hanno avviato iniziative in questo settore, per cui si può dire che Phuncard e Traffico Telefonico costituivano attività assolutamente normali.
Non è corretto dire, ha aggiunto Ciccone, che i siti e, di riflesso, delle card che consentivano l’accesso, non siano mai esistiti. Anzi, Ciccone è riuscito a ricostruire l’esistenza del sito Phuncard.net (affiancata da Phuncards.com) e delle e-mail relative alle carte d’accesso ai siti.
Per quanto riguarda il Traffico Telefonico non mancano esempi di iniziative analoghe sul mercato globale. Anche in questo caso il consulente ha potuto produrre in giudizio l’esempio di un’iniziativa australiana le cui dinamiche (come emerge dal carteggio legato ad una causa civile) sono assai simili a quelle contestate a Fastweb come irragionevoli. Infine, lo stesso Ciccone ha spiegato perché, dal punto di vista tecnico, fosse tecnicamente rilevante l’intervento di Fastweb per la realizzazione dell’operazione. La società tlc si occupava della gestione e del trasferimento del traffico e, inoltre, aveva un ruolo chiave nel billing nel contabilizzare il traffico in entrata e quello in uscita.
La testimonianza di Ferrara è servita a ricostruire il ruolo, le competenze e l’attività effettivamente svolta da Rossetti. In quegli anni, ha confermato Ferrara, Rossetti si è occupato di finanza straordinaria, senza avere alcuna mansione nelle materie contestate. Non a caso, ha aggiunto Ferrara, Rossetti lavorava negli uffici della capogruppo e.Biscom in via Broletto e non presso la sede operativa di Fastweb in via Caracciolo. Sia dal punto di vista logistico che delle mansioni, insomma, Rossetti appare estraneo a qualsiasi legame con le attività contestate.
Cala così, per questa settimana, il sipario sul processo. L’udienza di giovedì 1 giugno, infatti, è stata cancellata. Si riprenderà il giorno 5.
Scalpelli: Fastweb vittima ignara della frode
Il Responsabile Relazioni esterne: «L’allarme è scoppiato dopo l’articolo di Repubblica». «Il Comitato direttivo si è occupato, marginalmente, delle operazioni contestate in una sola occasione». Mella (Rete): «La verifica del 2010 ha confermato l’audit del 2006/07». Rizzo (Security): «Massima collaborazione con gli inquirenti»
Le operazioni di I-Globe e delle altre società coinvolte nel “Traffico Telefonico” non sono mai state argomento di esame del Comitato direttivo di Fastweb se non, marginalmente, quando si è deciso nel 2006 di riattivare il servizio già interrotto. Solo nel novembre del 2006, dopo la perquisizione degli uffici da parte della Guardia di Finanza, il caso viene affrontato con la massima attenzione dall’organo dirigente della società di tlc. Ma l’allarme vero e proprio scatta pochi mesi dopo, in seguito alla pubblicazione dell’articolo de La Repubblica: è allora che tra i vertici della società si diffonde la sensazione di esser stati vittima di una frode ben più ampia di quanto fino allora temuto, una frode di cui all’epoca non si era in grado di cogliere le esatte dimensioni.
È la parte centrale della testimonianza resa ieri da Sergio Scalpelli, Responsabile delle Relazioni esterne di Fastweb, davanti al Collegio della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma, presieduto da Giuseppe Mezzofiore. Scalpelli, chiamato a deporre dalla difesa di Roberto Contin, Responsabile Large Account di Fastweb, ha evidenziato che le attività di I-Globe e delle altre società coinvolte non sono mai state argomento di discussione del Comitato strategico, salvo, in forma marginale, al momento in cui si decise di riattivare il servizio già interrotto. Il “Traffico Telefonico” entra nell’agenda dei vertici di Fastweb solo dopo la perquisizione degli uffici nel novembre del 2006. La società, sottolinea Scalpelli, dimostrò subito forte attenzione per capire l’accaduto. Ma solo l’articolo di Repubblica, conclude Scalpelli, prese corpo la consapevolezza della frode.
Il Responsabile della pianificazione della Rete di Fastweb, Mario Mella, il secondo teste della giornata, ha precisato che, a suo tempo, non era stato interessato in alcun modo alle operazioni coinvolte, data la natura standard dei servizi in oggetto. Ma nel 2010, dopo gli arresti, allo stesso Mella è stata chiesta la revisione dell’audit effettuato nel 2006/07. Dall’analisi non è risultata alcuna anomalia: il traffico in questione non risultava fittizio né presentava alcuna anomalia.
Infine, la sfilata dei testi si è conclusa con Luca Rizzo, Responsabile della sicurezza di Fastweb, ove c’è sempre stata a suo dire una forte vigilanza nei confronti delle truffe, un fenomeno assai diffuso nel settore. È stato lo stesso Rizzo a gestire, nel corso delle indagini, i rapporti con l’autorità giudiziaria. L’atteggiamento della società, ha sottolineato, è sempre stato improntato alla massima collaborazione con gli inquirenti le cui richieste sono sempre state prontamente esaudite. Gli ultimi testi chiamati a deporre dall’avvocato Gildo Ursini, difensore di Contin, deporranno nell’udienza del 26 giugno prossimo.
Scaglia: «La vera vittima della truffa è stata Fastweb»
La testimonianza dell’ingegnere al processo per l’“Iva Telefonica”. «Per noi le operazioni incriminate erano lecite, ma di bassa marginalità e irrilevanti. E non hanno mai suscitato l’interesse degli investitori». «Non mi sono mai occupato di contratti, delegati al settore commerciale». «Nel 2006 non avevo più cariche operative»
«L’idea di base nell’operazione Phuncard era che Fastweb pagasse l’Iva. Dunque Fastweb è la vera frodata perché il credito d’Iva, che ammontava a diverse centinaia di milioni di euro, legati agli investimenti della rete e che nelle previsioni avrebbe dovuto recuperare nel tempo, in realtà non è mai stato recuperato dallo Stato». È quanto ha affermato da Silvio Scaglia, fondatore della società di telecomunicazioni, ascoltato nell’ambito del processo sull’“Iva Telefonica” in corso presso la Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduto da Giuseppe Mezzofiore. Scaglia ha sottolineato che «i soldi del riciclaggio sono stati portati via a Fastweb». Per il manager «le operazioni Phuncard e Traffico Telefonico, dal nostro punto vista vere e lecite, erano di così bassa marginalità e basso fatturato che rientravano nel business tattico e non strategico di Fastweb ed erano irrilevanti nel raggiungimento degli obiettivi. Quello che era no-core business non ha mai suscitato nessun interesse da parte di azionisti e investitori». L’ex fondatore di Fastweb ha inoltre affermato che «Fastweb avrebbe raggiunto in ogni caso i suoi obiettivi anche senza il business Phuncard legato. Ogni decisione che veniva adottata a livello commerciale era a me sconosciuta. Non mi sono mai occupato di contratti e della loro tipologia che era delegata al commerciale». Il manager ha quindi concluso spiegando che nell’aprile del 2006, quando la magistratura avvia i primi accertamenti, era già impegnato in altre iniziative. «Non avevo più cariche operative. Restavo come presidente ma avevo rimesso le deleghe», ha concluso.
Nel corso dell’interrogatorio Scaglia, rispondendo alle domande del PM Giovanni Bombardieri, ha ripercorso le tappe dello sviluppo di Fastweb. «Abbiamo iniziato con una visione di rete innovativa che voleva porsi come eccellenza e alternativa agli altri operatori che tranne Telecom non avevano cavi di proprietà». «Gli investitori interessati allo sviluppo dell’azienda stavano attenti a quanti erano i suoi clienti». Insomma «le operazioni Phuncard e Traffico telefonico non hanno mai suscitato nessun interesse da parte di azionisti e investitori». E poi «Fastweb dal punto di vista finanziario era un’azienda più che solida, i soldi avevano il fine di trasformarsi in rete». «Tra il 2003 e il 2005 i dipendenti sono passati da 1500 a 3000 e sono cresciuti anche dopo. La crisi non ha causato, quindi, alcun contraccolpo. E nel 2004 – ha proseguito – quando non c’erano Phuncard e Traffico telefonico, il fatturato è passato da 400 a oltre 700 milioni». Insomma, le operazioni incriminate non erano funzionali allo sviluppo dell’azienda. Del resto, ha aggiunto, «se il Traffico Telefonico fosse stato così importante per il destino dell’azienda, non sarebbe stato interrotto bruscamente con l’uscita dell’articolo del gennaio 2007 sul quotidiano La Repubblica che dava conto delle prime iniziative giudiziarie di Procura e Guardia di Finanza. La prova ulteriore sta nel fatto che quando Swisscom lanciò l’Opa, ben sapendo tutto quello che era successo, lo fece a un prezzo superiore al valore di borsa».
Riguardo alla sua conoscenza delle ispezioni avvenute in azienda da parte della Gdf e degli avvisi di garanzia mandati ad alcuni ex dirigenti, Scaglia ha chiarito – anche rispondendo alle domande dei suoi difensori, Antonio Fiorella e Carlo Federico Grosso – che dopo la fase di start-up aveva maturato la decisione di allontanarsi ed in pratica fin dall’aprile del 2006, quando erano stati avviati gli accertamenti degli inquirenti, era già impegnato in Inghilterra con altre iniziative imprenditoriali: «Non avevo più cariche operative. Restavo come presidente, ma avevo rimesse le deleghe». Quindi dopo l’uscita delle prime notizie «caddi dalle nuvole perché tutto mi sembrava pazzesco e assurdo».
«Per Fastweb Focarelli non era un cliente primario»
Tacchia (commerciale): «La società puntava a margini e cassa, non al fatturato». Hanno testimoniato per Contin anche Filippo Vicariotto (Ufficio legale) e Luigi Gerbi (gestione della Rete)
Nei rapporti tra Fastweb e le attività legate alle Phuncard o al “Traffico telefonico” non vi fu mai alcun elemento, tecnico o contrattuale, che facesse pensare a qualcosa di irregolare o che comunque non rientrasse nell’assoluta ordinarietà del business. È questo il risultato dell’esame dei testi presentati dalla difesa di Roberto Contin, Responsabile Large Account di Fastweb, nel corso dell’udienza di ieri al processo sull’“Iva Telefonica”. Davanti al Collegio della Prima Sezione penale presieduto da Giuseppe Mezzofiore sono sfilate le tre “anime” dell’azienda, dal punto di vista legale, tecnica e commerciale nelle persone di: Filippo Vicariotto, Responsabile dell’Ufficio legale di Fastweb; Luigi Gerbi, Responsabile tecnico del settore Operations della Rete; Giorgio Tacchia, Responsabile della pianificazione della Business Unit Large Account.
Dalle testimonianze dei tre manager, interrogati dai PM Giovanni Bombardieri e Francesca Passaniti è emersa l’assoluta normalità dei contratti nell’ambito del business di Fastweb. In particolare, il dottor Tacchia, in risposta alle richieste del PM Bombardieri, ha potuto far presente che le società che facevano capo a Carlo Focarelli non rappresentavano un cliente rilevante nell’ambito delle strategie della società delle tlc. L’obiettivo dell’azienda, infatti, era di puntare all’incremento della cassa e dei margini piuttosto che di puntare al fatturato.L’avvocato Vicariotto ha spiegato, invece, come nei contratti non risultassero anomalie di sorta dal punto di vista legale, così come non emergeva alcun sospetto sul piano della gestione tecnica.
Il processo riprende martedì 22.
TIS. La vendor due diligence da parte di due primarie società di revisione: nessun rischio per il gruppo dall’operazione in oggetto
Si è conclusa per il momento la sfilata dei testi dei manager TIS. La Dr.ssa Di Nenna: il contratto Acumen è stato giudicato regolare dall’audit, dalla due diligence di due primarie società esterne e dal collegio sindacale
È proseguita ieri al processo per l’“Iva Telefonica” la sfilata dei testi chiamati a deporre dalla difesa degli ex manager di TIS. Davanti alla giuria della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore è comparsa la Dr.ssa Federica Martini Di Nenna, oggi operante nello staff del CFO di Telecom Italia, all’epoca operante nell’area Amministrazione e Controllo di TIS con responsabilità sul reporting del business Voce e dopo Program Manager dipendente direttamente dal Dr. Mazzitelli, ed il Dr. Vittorio Zinzi, incaricato della regolarità fiscale delle operazioni. Per la difesa di Antonio Catanzariti sono stati sentiti anche i due funzionari commerciali, la Dr.ssa Simona Maga e la Dr.ssa Elisabetta Secchi. Sono inoltre state ascoltate Antonella Giammattei e Olga Montanari, segretarie del Dr. Mazzitelli all’epoca dei fatti e degli altri due AD di TIS che si sono succeduti.
La Dr.ssa Di Nenna ha ribadito che i rapporti contrattuali con Acumen erano a conoscenza della prima e della seconda linea del management e ovviamente della capogruppo, in tutto alcune centinaia di persone. Inoltre, sia del vecchio che del nuovo management di Telecom Italia a cui veniva rappresentato il fenomeno degli anni precedenti durante le business review. Nel 2006 nell’ambito delle normali verifiche a campione degli auditors vennero indicati 10 contratti tra i quali le relazioni in questione. Il Dr. Mazzitelli non era nemmeno coinvolto nel processo che veniva gestito in autonomia dalla funzione Amministrazione e Controllo. Nessun rilievo. Quando nel 2009, su incarico di Telecom Italia (sotto la guida dell’AD di Telecom Italia Franco Bernabé), venne effettuata la vendor due diligence in vista di una possibile vendita di TIS, il business in questione e le discontinuità normalmente evidenziata nei bilanci TIS, vennero esplicitamente monitorate dalle due primarie società di consulenza incaricate da Telecom Italia (Price Water House e Arthur the Little), presenti in azienda con decine di persone per mesi interi e che hanno avuto la possibilità, fra le altre, di esaminare specificatamente la questione come risulta dal loro report finale. Dall’esame emerse l’assoluta regolarità del comportamento aziendale e l’assenza di qualsiasi rischio connesso all’operazione per il gruppo. Ha ribadito come l’azienda non ha mai operato nessun accantonamento né prima né in corso di vendita. La Dr.ssa Di Nenna, numeri alla mano, ha inoltre evidenziato il reale peso dell’operazione Premium nei numeri TIS nel periodo 2005-2007: 1,2% dei minuti totali trasportati da TIS e solo il 4% dei ricavi netti totali di TIS (margine dell’operazione) mettendo nella giusta luce quella che i PM definiscono la «dipendenza» di TIS da questa operazione: la dipendenza proprio non esisteva.
Il Dr. Zinzi è stato invece chiamato a testimoniare sulle ragioni che spinsero a trasformare i contratti da mandati con rappresentanza a mandati senza rappresentanza. In piena sintonia con quanto già dichiarato dall’avv. Stefano D’Ovidio nell’udienza precedente, il Dr. Zinzi ha spiegato che l’operazione nasceva dalla volontà di fornire al mercato una rappresentazione più fedele della portata del business vista la crescita del business in questione; in questo modo, infatti, viene evidenziato il dato sull’EBTIDA, ovvero l’effettivo margine di utile, piuttosto che i volumi di traffico, meno rappresentativi in questo genere di attività che genera volumi di traffico ad alto prezzo unitario ma che comporta anche alti costi.
I due funzionari commerciali, la Dr.ssa Simona Maga e la Dr.ssa Elisabetta Secchi, hanno invece ribadito che non c’è stata alcuna stranezza nella gestione dei clienti inglesi e del fornitore I-Globe prima e Planetarium dopo e che tutto si è sempre svolto in linea con l’usuale gestione di clienti e fornitori da parte del settore commerciale e tecnico. In particolare la Dr.ssa Secchi ha spiegato la genesi della presentazione, da parte dei funzionari di Fastweb, del Dr. Focarelli a lei e all’Ing. Catanzariti. Non c’era alcuna anomalia, secondo i due funzionari, nemmeno nel comportamento dei clienti inglesi (Acumen, ndr): gente competente, e di spessore, con esperienza nel business, caratteristica assai rilevante in un settore ed in un periodo di forte sviluppo del mercato in cui non era infrequente imbattersi in start-up. Entrambe hanno affermato che un flusso di pagamenti rapido è condizione necessaria in un business quale quello dei Premium in cui i content provider hanno necessità di forti investimenti pubblicitari.
Circa l’uso del timbro per la firma dei mandati di pagamento in assenza dell’AD e previa autorizzazione via mail o via telefono da parte dell’interessato, le due segretarie del Dr. Mazzitelli hanno spiegato che anche questa procedura non era anomala né tanto meno era nata per la gestione di questi contratti e veniva utilizzata anche da altri AD. In questo modo si poteva assicurare l’operatività dell’azienda anche in assenza del responsabile impegnato in viaggi all’estero. I pagamenti così autorizzati, ma anche la firma di contratti e partecipazione a gare, sono stati, nel corso degli anni, di varia di natura e di entità.
Si è così conclusa, per il momento, la serie di testimonianze chieste dai manager di Telecom Italia Sparkle. Il processo riprenderà giovedì 17 maggio con un’udienza dedicata ai testi chiamati a deporre dal manager Fastweb Roberto Contin.
Contratti, Governance e traffico: non c’erano anomalie
Infatti l’azienda Telecom Italia, responsabile della politica fiscale di gruppo, non aveva mai proceduto ad accantonamenti o altro pur in presenza di tre CFO succedutisi in Sparkle, un nuovo AD e la nuova gestione Telecom Italia
Francesco Armato, successore di Mazzitelli, spiega in aula il ruolo del capo azienda. In aula anche le testimonianze di Stefano D’Ovidio (Capo Ufficio Legale) e dell’ingegnere Mario Pirro (Capo di Ingegneria di Rete e stretto collaboratore di Gianfranco Ciccarella).
In una struttura organizzativa complessa i contratti che arrivano alla firma dei vertici sono già stati vagliati e validati da tutte le funzioni dell’azienda. Francesco Armato, successore di Stefano Mazzitelli ai vertici di Telecom Italia Sparkle (e precedentemente Responsabile Commerciale della Regione Sud America di TIS e Ad della controllata sud americana LAN), ha così spiegato il mestiere dell’amministratore delegato in una grande struttura nel corso della testimonianza al processo per l’”Iva telefonica” in corso presso la Prima Sezione penale del Tribunale di Roma. Armato è uno dei testi chiamati a deporre ieri dalla difesa dei manager di TIS: oltre a lui, l’avvocato Stefano D’Ovidio, Responsabile dell’ufficio legale di TIS, e l’ingegnere di Rete Mario Pirro che rispondeva direttamente a Gianfranco Ciccarella, già Responsabile dal 2005 dell’Area Network di TIS.
L’avvocato D’Ovidio (oggi dirigente di prima linea dell’Ufficio Legale di Telecom Italia) si è soffermato sulla natura dei contratti predisposti nel caso in oggetto: le fattispecie, ha detto l’avvocato, non presentavano alcuna anomalia rispetto a casi analoghi. Anche la trasformazione dei contratti da mandati con rappresentanza a mandati senza rappresentanza non solo non era indice di una particolare criticità, bensì era funzionale a dare una rappresentazione più fedele, agli occhi del mercato, della portata del business: in questo modo, infatti, viene evidenziato il dato sull’EBTIDA, ovvero il margine d’utile, rispetto al dato, meno rilevante, del volume di fatturato. Chiarificatore il passaggio in cui l’avv. D’Ovidio, a proposito della variazione continua dovuta all’operatività dei contenuti degli allegati ai contratti – allegati tecnici o listini prezzi – ha affermato che lui stesso aveva preso la decisione di eliminare dalla contrattualistica standard tali allegati che furono lasciati allo scambio fra le parti, commerciali e/o tecniche.
Il Dr. Armato (oggi dirigente di prima linea di International Operations di Telecom Italia nonché membro del CdA di TIS) ha sottolineato, nel corso della sua deposizione, che in una società come TIS dal punto di vista organizzativo è prevista una netta separazione delle funzioni. Quando un contratto arriva sulla scrivania dell’Ad, in sintesi, è già stato monitorato dalle funzioni competenti. Il numero uno, dunque, si limita a certificare un lavoro svolto secondo procedure e regole definite dall’Azienda. Questo era vero, in particolare, nel caso di Mazzitelli che, nel periodo oggetto dell’inchiesta, aveva assunto anche l’incarico di Responsabile delle Operazioni broadband europee di Telecom Italia, incarico che lo portava spesso fuori sede. Proprio per garantire l’operatività di tutte le attività di TIS – e non solo quelle relative a questi contratti –, ha spiegato Armato su richiesta del PM, per i pagamenti aziendali si fa ricorso all’utilizzo di timbri da utilizzare anche in assenza del diretto interessato, naturalmente dietro la sua previa autorizzazione telefonica alle assistenti di direzione. Anche dal punto di vista commerciale l’attività delle aziende coinvolte nel caso dell’”Iva telefonica” non presentava anomalie che potessero destare sospetti. Nel mercato di riferimento, infatti, si è registrata e si continua a registrare un’estrema volatilità del traffico (aggregazioni di traffico all’ingrosso in uno scenario multi-hub/fornitore) anche da parte di società destinate ad una rapida crescita ma anche ad un altrettanto rapida scomparsa. Sotto questo profilo le operazioni a valle, con gli aggregatori di contenuti, e a monte, con i clienti inglesi, del caso in questione non sono assolutamente un’eccezione. I volumi delle operazioni, del resto, erano assolutamente coerenti con i mercati di riferimento e in particolare quello dei servizi Premium. Confermato anche dal Dr. Armato come per un’azienda come TIS, Operatore di Transito internazionale, le operazioni fuori applicazione IVA sono fatto intrinseco del settore e rappresentano circa l’85 % del fatturato.
Infine l’ing. Pirro (oggi Responsabile dell’Area Network di TIS), chiamato a suo tempo a risolvere alcuni problemi tecnici legati all’attività di interconnessione con i clienti e il fornitore e quindi conoscitore diretto della gestione tecnica del contratto. Tra questi spicca la temporanea incapacità di gestione, da parte delle società inglesi coinvolte, del doppio zero (in luogo del +), circostanza non infrequente in questo tipo di business. Appunto una difficoltà tecnica e non un’anomalia sospetta e che nell’industria viene usualmente risolta, da parte degli operatori di fascia alta come TIS (Tier-1, ndr) con i c.d. “Work around” o soluzioni temporanee di rete. Del resto, la presenza di una grande carrier in un’architettura tecnica tra il cliente Acumen ed il fornitore I-Globe ha una valenza più che essenziale: nel mondo delle operazioni Premium ove un piccolo operatore può ritrovarsi ad essere un grande aggregatore di traffico per le relazioni commerciali che riesce ad intessere, la funzione di una “carrier” stabile e strutturata è strategica. Solo un grande operatore, infatti, può svolgere la funzione di facilitatore tecnologico, di controllo della rete, di monitoraggio del traffico e della qualità del segnale nell’arco di tutte le 24 ore. L’ing. Pirro ha anche spiegato il significato della mail del suo collaboratore ing. Perfetti, scambiata fra soli tecnici di TIS all’inizio dell’interconnessione, dicendo espressamente che l’ing. Perfetti in quel momento ignorava che si trattasse di un’interconnessione che doveva gestire traffico Premium in cui l’istradamento rigido o statico è una necessità.
La sfilata dei testi chiamati a deporre dalla difesa di Stefano Mazzitelli e Massimo Comito continuerà nell’udienza di giovedì 10. Davanti alla giuria presieduta da Giuseppe Mezzofiore sfileranno la Dr.ssa Federica Martini Di Nenna, Program Manager con competenza specifica di amministrazione e controllo, il Dr. Vittorio Zinzi, incaricato della regolarità fiscale delle operazioni. Per la difesa di Antonio Catanzariti, saranno sentiti i due funzionari commerciali, la Dr.ssa Simona Maga e la Dr.ssa Elisabetta Secchi.