Umberto Eco si domanda “perché Silvio Scaglia é ancora in carcere”

Perché Silvio Scaglia, a 78 giorni dalla sua presentazione spontanea ai magistrati resta a Rebibbia? Alla domanda ha accettato di rispondere Umberto Eco, l’intellettuale italiano che gode di maggior prestigio internazionale. “Rispondo volentieri alla domanda che mi avete rivolto – premette l’autore de Il nome della Rosa -  Come cittadino italiano mi onoro di appartenere a coloro che non vogliono delegittimare la magistratura e non condivido le posizioni sia di chi lo fa nel proprio esclusivo interesse sia di chi ha tentato di usare il caso Scaglia come elemento di questa polemica”. “Tuttavia - prosegue la risposta  al blog silvioscaglia.itsiccome non mi pare questo lo spirito in cui mi viene rivolta la domanda, devo esprimere la mia perplessità su quanto sta avvenendo per le ragioni che in questi giorni ho visto riprese dalla stampa di diverse tendenze: abbiamo un imputato che si è presentato spontaneamente in Italia ai magistrati (e quindi non è sospetto di voler tentare fughe); egli non ricopre più le funzioni in Fastweb di cui è questione nell’imputazione, e pertanto non può reiterare il reato; e infine ritengo che se ci fossero prove da adulterare potrebbero essere adulterate da altri anche se l’ingegner Scaglia rimane in carcere”. Una volta constatata l’inesistenza dei requisiti che il codice prevede per giustificare la custodia cautelare, Umberto Eco conclude così:  “Pertanto mi domando anch’io perché non gli vengono consentiti almeno gli arresti domiciliari. Domanda che pongo rispettosamente ai magistrati”.

5 Commenti a “Umberto Eco si domanda “perché Silvio Scaglia é ancora in carcere””

  • carlo parenti:

    dovreste aggiornare il sito!!!
    non è piu’ in carcere

  • [...] e riserve solo quelli di “una certa destra”, ma una lunghissima lista di spiriti liberi: da Umberto Eco a Piero Ostellino, da Giuseppe Turani a Paul Betts del Financial Times (e ci scusiamo per gli altri [...]

  • Talita:

    Avrei voluto evitare di commentare Umberto Eco, ma poi ho letto il messaggio di Monica (15 maggio 2010 alle 00:18) e credo di dovermi esprimere anche sulla specifica categoria dei cosiddetti “intellettuali“ di sinistra.
    I quali – nonostante il gravissimo SCANDALO che è sotto gli occhi di tutti – non solo se ne fregano, ma continuano a servirsi di mezzucci subliminali per propugnare una superiorità – la loro! – tuttora indimostrata e indimostrabile.

    E, per inciso, sarebbe ora che si sottraessero all’allucinazione di un popolo “bue”, che sbaglia a causa della sua ignoranza e/o di una schiena piegata ad angolo retto. Come pure al vaneggiamento che chi non è d’accordo con loro sia uno zuccone o un delinquente, attento solo ai propri interessi.
    E dunque mi sento obbligata a tre precisazioni.

    1) Anch’io, come cittadina italiana, mi onoro di appartenere a coloro che non vogliono delegittimare la magistratura.
    Però mi onoro anche di appartenere a coloro che non hanno fette di prosciutto davanti agli occhi e, in ragione di ciò, vedono chiaramente che una parte della magistratura ce la mette tutta per delegittimarsi da sé.

    2) Se Scaglia non merita – e non la merita – la carcerazione preventiva, perché se ne dovrebbero auspicare ALMENO gli arresti domiciliari?
    Vogliamo dimostrare un minimo di onestà intellettuale (appunto!) e dire ad alta voce CHE DEVE ESSERE IMMEDIATAMENTE RIMESSO IN LIBERTÀ?

    3) In questo caso ECLATANTE, un esimio intellettuale come Eco sa esprimere al massimo “perplessità” e chiedere “rispettosamente” ai giudici che cavolo stiano combinando?
    Ebbene, potrà essere aggiunto all’elenco di quanti non hanno POTUTO far mancare i loro vani bisbigli a riguardo.

    P.S. La “macchina giudiziaria” – come l’ha definita Francesco qui – viene continuamente oliata dall’indifferenza di molti e dal tifo da stadio di alcuni, che ne traggono continui benefici e per i quali non servono certamente leggi ad personam.
    Hanno già alcuni giudici ad castam: anzi, ad castas.

  • Francesco:

    La ragione del protrarsi della custodia in carcere è probabilmente banale: rilasciare oggi il cittadino Scaglia sarebbe implicitamente un’ammissione d’errore. Ritengo personalmente che Scaglia resti in carcere per un misto di insipienza e giustizialismo. Anch’io sono ferocemente contro certe leggi ad personam ma questo non mi esime da un giudizio severissimo sulla macchina giudiziaria italiana (non ho usato di proposito l’espressione: giustizia italiana). Queste vicende nei Paesi civili si concludono con giudizi rapidi in grado di soddisfare molto spesso le esigenze di difesa e di tutela dei danneggiati. Nel nostro paese invece la complessità e la stratificazione dei codici ha prodotto un sistema autoreferenziale che sempre dimentica l’essenza stessa della propria esistenza. E’ assai frustrante e comprendo lo stato d’animo della signora Scaglia. E’ esperienza comune sentirsi assolutamente privi di tutela di fronte ad una macchina elefantiaca in grado di trasformare vittime in carnefici e viceversa mentre l’approdo ad una ragionevole verità, anche nei casi più semplici, sottende costi enormi in termini economici ed esistenziali. Un mio esempio per tutti: in giudizio essendomi stata attribuita in modo fraudolento una paternità, il diritto a sottopormi ad un test del DNA mi è stato riconosciuto dopo OTTO anni. Qualcuno tra gli esperti fa finta di non conoscere la ragione di tante vittime nelle liti familiari: spesso la violenza (fatta passare per follia) è un sistema estremamente rapido ed efficace per far valere le proprie ragioni, a dispetto di tutta la classe giudicante del nostro paese. Ritorno al tema e concludo manifestando solidarietà a Silvio Scaglia qualuque sia l’esito del giudizio.

Lascia una replica per Francesco

Newsletter
Iscriviti alla newsletter di silvioscaglia.it




ebook il caso scaglia

Perché un blog?

“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World