Pensieri intinti
Per fortuna che l’ex magistrato Bruno Tinti non esercita più.
Ormai da qualche tempo, come si legge nella sua biografia online, si dedica a fare solo il “cantastorie” della giustizia. Contento lui, contenti tutti. E in effetti c’è da esserne lieti, non fosse altro perché così, in nessun ufficio di Tribunale italiano, compare ancora il suo nome.
Tanto più dopo aver letto l’articolessa (la seconda, in ordine di tempo) che Tinti ha scritto su il “Fatto” a proposito di Silvio Scaglia. Oggetto: la trasmissione che Oscar Giannino su Radio 24 ha dedicato alla vicenda del fondatore di Fastweb.
Laddove, per cominciare, l’ex magistrato ci mette in guardia su come distinguere nelle dichiarazioni di personaggi pubblici o politici, i “sospettabili” dagli “insospettabili”. Chiaro, no? Come un medico può capire subito se un mal di pancia riguarda milza o intestino, chi se non colui che ha inquisito tutta la vita può altrettanto abilmente sospettare dei pensieri altrui? Non si vorrà mica togliere ai magistrati (o ex) il primato della sospettosità?
Così, tra i primi da sospettare, ci sarebbero quelli di una “certa destra”. Tra i secondi “insospettabili” (bontà sua), il presidente Napolitano e il vicepresidente dei deputati Maran (Pd). E così Tinti piazza le sue bandierine, arrivando purtroppo a tirare per la giacchetta anche il capo dello Stato.
Peccato però per l’ex magistrato che sulla “carcerazione preventiva” di Scaglia non abbiano espresso critiche e riserve solo quelli di “una certa destra”, ma una lunghissima lista di spiriti liberi: da Umberto Eco a Piero Ostellino, da Giuseppe Turani a Paul Betts del Financial Times (e ci scusiamo per gli altri cento non citati, ma qui pubblicati), oltre a diverse personalita’ politiche di sinistra. E senza che a nessuno sia stato chiesto di dire in anticipo dove mette la croce in cabina elettorale. Ma non solo: forse il dr. Tinti non se ne è accorto, ma persino Beppe Grillo (suo strenuo compagno di battaglia) ha scritto sul blog: “Anch’io non capisco le ragioni di una così lunga detenzione cautelare”. Già, Grillo parla proprio di Silvio Scaglia. Quello stesso cittadino, rinchiuso da 80 giorni a Rebibbia, che Tinti si ostina a descrivere come già colpevole, nemmeno presunto. Senza spiegarci, codice alla mano, perché è ancora in galera.
Per questo c’è da esser lieti, anzi giulivi, che nei Tribunali d’Italia il dr. Tinti non ci metta più piede.
beh! spero che quelli che hanno scritto prima non siano i fautori, in altre occasioni di reato, della tolleranza zero e “del tutti in galera” me lo auguro proprio.
Il signor Tinti ha chiarito come in Italia le indagini talvolta durino anni senza alcun risultato e con il coinvolgimento di persone contro le quali non esistono nemmeno pallidi indizi: qualche magistrato, evidentemente, è come lui (pochi, per fortuna). Giudicano guardando la faccia dei sospetti e dall’espressione ne decidono innocenza o colpevolezza. Anche l’Ombroso la pensava così.
È opportuno annotare qui che oggi “Il Giornale” dedica un articolo a Silvio Scaglia, dal titolo “Perché è ora di liberare Scaglia (e anche lo sconosciuto Rossetti)”.
http://www.ilgiornale.it/interni/perche_e_ora_liberare_scaglia_e_anche_sconosciuto_rossetti/17-05-2010/articolo-id=445925-page=0-comments=1
Ciò al fine di offrire a Tinti materiale per i suoi prossimi anatemi, sia per apprendere – tra l’altro – che il giudice per le indagini preliminari ALDO MORGIGNI è
«lo stesso che ha lasciato in cella per una settimana Stefano Gugliotta, arrestato dopo la finale di Coppa Italia e accusato di resistenza e violenza nei confronti di pubblici ufficiali, malgrado già un paio di giorni dopo il fermo un filmato dimostrasse in maniera inoppugnabile che il ragazzo era stato vittima di un pestaggio da parte di alcuni poliziotti)».
Se ne deduce che:
a) talvolta, neppure un FILMATO è sufficiente ai nostri bravi giudici per liberare immediatamente una vittima di pestaggio;
b) l’ingiusta carcerazione preventiva non colpisce solo i cosiddetti “pesci grossi”.
L’articolo di Tinti ha dell’incredibile. Si erge a paladino di poveri PM che tengono in carcere le persone senza i presupposti previsti dal codice. Onore a Oscar Giannino e agli altri che hanno il coraggio finalmente di uscire allo scoperto su una piaga che non riguarda solo Scaglia e che è molto peggiore di come appare. altro che difese corporative. troppo comodo caro Tinti. Ci vorrebbe una operazione trasparenza vera che però nessuno ha la forza di fare.
Siamo due piccoli imprenditori nel campo della compravendita dell’usato. Ci siamo interessati alla storia del dott. Scaglia, e vogliamo protestare pubblicamente per una cosi lunga detenzione preventiva. Il dott. Scaglia e’ colpevole? bene, dopo regolare processo con tutte le garanzie sconti la condanna, se giudicato innocente venga immeditamente scarcerato, anche se nessun tribunale al mondo gli potra’ ridare questi 79 giorni di oblio.
ALBERTO E MIRIAM
Monica,
l’ironia è il mezzo più efficace per tenere a freno la rabbia.
Che però resta lì, latente.
E dovrà alimentare la tenacia con cui si dovrà giungere a medicare e guarire le ferite del nostro Paese.
Anche con il generoso aiuto suo e di suo marito, che – credo – tornerà in libertà più forte di prima.
Coraggio!
Innanzitutto lasciate che mi profonda in accenti entusiastici per quanto appare nella fotina del divino Tinti!
Come resistere al suo allegro papillon circense e alla sua fluente criniera?
Anche se ho qualche dubbio sul fatto che potrebbe produrre un calore eccessivo per le meningi…
(Secondo Paracelso, è la dose che fa il veleno.)
Quanto alla sua nuova fatica giornalistica, partirei dal ridicolissimo titolo “L’innocenza mediatica di Silvio Scaglia”.
Qui non ho dubbi: trattasi di meningi surriscaldate!
Ma come si fa, Brunetto?!
La maggior parte della gente non sta affatto parlando dell’INNOCENZA di Scaglia! È incavolata per l’ignobile, immorale, indecente, indecorosa, indegna, ingiusta, meschina, scandalosa, spregevole, vile eccetera eccetera CUSTODIA PREVENTIVA!!!
(Se potessi, direi all’esimio di seguire il labiale e di concentrarsi al massimo per decidere fin d‘ora che cosa vorrà fare da grande: se il cantastorie o il contaballe.)
Semmai parlano d‘innocenza – e ne hanno tutto il diritto – quelli che conoscono Silvio Scaglia e ne possono quindi giudicare i meriti e l’onestà meglio di qualsiasi magistrato!
Detto questo, passiamo alla “certa destra”, che sarebbe da scrivere “Destra”, ma mica voglio infierire più di tanto!
Qui l’ineffabile Tinti dovrebbe vergognarsi. La libertà dell’uomo è un diritto inalienabile e non un concetto partitico.
In galera devono finire i malfattori giudicati tali e, in Italia, i gradi di giudizio sono tre.
Dunque, o il signor Tinti decide di stare alle regole – e non alla sua personale sfera di cristallo – oppure si limiti a raccontare le avventure di Cappuccetto Rosso, in cui il colpevole è già noto.
Passando oltre, nell’occhiello si ripete “L’ex patron di Fastweb è accusato di riciclaggio”, mentre l’articolessa recita “il ricavato sarebbe stato poi riciclato da altri”.
Anche qui il signor Tinti dovrebbe decidersi. E non cercare di fare il furbetto, dopo che è stato beccato con le mani nella marmellata.
Al massimo si può pensare che abbia ripassato la lezione, alla voce “riciclaggio”.
Segue una breve analisi, che spiega come davvero ogni tragedia abbia il suo lato comico:
1) “nessuno si è preoccupato dei fatti, probabilmente perché non li conoscono”
Noto che lo scrittore-cantastorie, invece, non si preoccupa della grammatica italiana: probabilmente perché non la conosce.
(“Nessuno“, soggetto singolare, per le regole della concordanza richiede una terza persona singolare del verbo: sia nella principale sia nelle subordinate con medesimo soggetto.)
2) “modo di ragionare (!) di questa gente“
Non apriamo un contenzioso, altrimenti si potrebbero scrivere TOMI sul modo di ragionare (!!!) di quell’altra gente.
3) “Va detto prima di tutto che esso è legittimo”
Prostriamoci tutti davanti a Sua maestà. Siamo cretini e pelosi, però legittimi.
4) Detto in soldoni, l’immenso Tinti afferma che Oscar Giannino non capisce un tubo e non sa che cosa siano le “frodi carosello”.
Dal che si deduce che Tinti, invece, è un vero e proprio monstrum, ossia l’unico al mondo a sapere che cosa siano.
5) “lo special è veramente mistificatorio […] quando arriva l’attacco ai pm che tengono in galera le persone (in particolare SS) al solo scopo di farle confessare”
Da qui si può cominciare a sghignazzare senza ritegno: come si fa di fronte ai segreti di Pulcinella.
Ed è meglio dotarsi di un bicchier d’acqua, quando Tinti – imperterrito – prosegue con la sua lezioncina da Bignami: c’è il pm, c’è il Gip, ci sono altri tre giudici del Tribunale della Libertà…
Già, c’è il Gip e pure il bel cavallin, dico io.
Persone che generalmente s’inquadrano alla perfezione nel proverbio “Cane non morde cane”: da cui l’estrema urgenza della separazione delle carriere, nonché della responsabilità dei giudici: da qualunque sigla vengano definiti.
6) Il menù si arricchisce di un “minestrone tinto”, quando – per avallare la bizzarra tesi che amici e conoscenti di Scaglia siano certamente dei pinocchi, quando affermano che Scaglia è innocente – il grande Bruno mescola nello stesso pentolone “Garbini (un industriale amico di SS), Caldarola (giornalista del Riformista), Celli (rettore LUISS)”.
Ma prima non aveva parlato di “una certa Destra”?!
7) “gli argomenti (?) utilizzati confinano con l’invettiva: “Ancora una volta assistiamo…; metodi da inquisizione…”
Non apriamo un altro contenzioso, altrimenti si potrebbero scrivere ENCICLOPEDIE sugli argomenti (???) utilizzati dall‘Inquisizione stessa. Anzi spesso dall’assoluta mancanza di argomenti: che è peggio!
8) E ce n’è pure per Napolitano, velatamente accusato di fare il gioco delle tre carte, avendo assicurato alla signora Scaglia di aver chiesto notizie alla Procura della Repubblica di Roma.
Il Poltergeist tinto canterella infatti che la Procura di Roma, “sulla base della normativa vigente”, non può fornire nessuna “notizia” al Presidente della Repubblica.
Gné-gné-gné!
E poi aggiunge – in pratica, ma sempre rispettosamente! – che è inutile che Napolitano faccia il bullo, perché “la magistratura è ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere” (art. 104 Costituzione)”.
Pag. 17 del Bignami dedicato?
Insomma – denuncia il prode Tinti – praticamente Napolitano ha imbrogliato la signora Scaglia, presentandole lucciole come se fossero lanterne.
9) E veniamo all’epica conclusione: “Ecco, questa è la parte infelice dell’intervento del Presidente della Repubblica: essersi unito, è vero, con stile e misura diversi, al gruppo dei tanti che cingono di assedio la giustizia”.
Vorrei dire al celestiale Tinti che forse lui è abituato al “Teatro dei pupi” e che lo reputo assolutamente adatto a tirare i fili al “Fatto quotidiano”.
Però non s’illuda di cantare le sue storielle sull’assedio alla Giustizia e di apparire credibile.
Spesso la toppa è peggiore dello strappo.
Non sapevo e non avevo capito grazie a giannino per aver svelato l’Assuddo e lo scandolo.
Basta con questi giudici si facciNo processare anke loro se credono neilla magistratura
forzA scagli
Meno male che di deficienti (nel senso latino del termine …mancanti) di questo calibro non ne esistono molti … Ma anche questo da l’idea della dimensione in cui vivono persone come questo signore , il buio , l’assenza di qualsiasi barlume di illuminazione e di ampio respiro di vedute … Questo da la dimensione di come l’ignorante preconcetto abbia il sopravvento nella mente di questi signori di veduta ristretta … MI viene subito in mente L’on. Di Pietro checc’azzecca , che al culmine di una carriera di magistrato e di politico ancora litiga con la lingua italiana … anche da lui paladino di un’Italia che si definisce dei ”Valori” un vergognoso silenzio su tutta la vicenda ….