Caso Rossetti, l’interrogazione di Compagna: “Il ministro Alfano mandi gli ispettori”
“Spero che il ministro Alfano mi risponda che non ho capito nulla, che ho preso fischi per fiaschi, me lo auguro davvero, perché altrimenti la soluzione è una sola: inviare degli ispettori alla Procura di Roma”.
Non ha mezze misure Luigi Compagna, senatore del Pdl, che mercoledì 26 maggio si è rivolto al Guardasigilli con una interrogazione per chiedere di «valutare l’opportunità di esercizio dell’azione di responsabilità disciplinare nei confronti dei magistrati che conducono l’inchiesta Telecom-Fastweb”. In particolare, nell’interrogazione il senatore Compagna fa un esplicito riferimento al regime di custodia cautelare di Mario Rossetti, l’ex direttore finanziario di Fastweb, in carcere da tre mesi.
Senatore Compagna, perché questa iniziativa?
Mi lasci fare una premessa: io non so se Mario Rossetti è colpevole o innocente, non sta a me dirlo, non sono il suo avvocato e non conosco nemmeno bene la sua posizione processuale, ma il punto non è questo
E quale sarebbe?
Il punto è che ho sentito con le mie orecchie su Sky 24 uno dei magistrati dell’inchiesta rilasciare la seguente dichiarazione: “abbiamo negato la scarcerazione a Rossetti perché negli interrogatori non ha fornito elementi utili ad interromperla o comunque ad attenuarne gli effetti”.
Ebbene?
Sono rimasto esterrefatto. Ma come? Nel nostro codice l’interrogatorio è un passaggio fondamentale a garanzia dell’imputato, non è uno strumento di scambio. Qui si violano i principi elementari della Costituzione. Cosa vuol dire che l’indagato “non ha fornito elementi utili”? Le condizioni per la carcerazione preventiva sono nitidamente fissate, non esiste il principio dell’inquisito collaborante. Mica il detenuto è un “cliente” del pm.
Quindi?
La verità è che ormai si gioca al gatto e al topo fra magistrati e imputati. È una deriva dell’esercizio dell’azione della magistratura. Per questo chiedo solamente di essere smentito dal ministro Alfano, desidero solo che mi dica che non ho capito un tubo, ma se non è così ha il dovere di mandare degli ispettori. Oppure il ministro della Giustizia deve dirmi che ha ragione quel pm: la custodia cautelare è un elemento di trattativa.
E se lo fosse diventato?
E qui saremmo allo scandalo dichiarato. Alla conferma che ormai certa magistratura si muove solo su un unico binario: intercettazioni e pentiti, tutto il resto è inutile. Insomma, siamo alla vergogna per uno stato di diritto, a una cultura della procedura penale del tutto antitetica a quella, lo ripeto, della nostra Costituzione.
E per quelli che non sono famosi??? Stanno marcendo in carcere perchè non hanno merce di scambio…..nulla da raccontare, ma di loro non parla nessuno!!! Cosa possiamo fare? C’è un modo per farsi sentire?
Patrizia
In data 26 maggio ho inviato email al Senatore Luigi Compagna x avere notizie della Sua interrogazione al Guardasigilli al riguardo della inchiesta Telecom-Fastweb.
Visto che non ho ricevuto alcun ritorno – ed inoltre, da quanto pare dalla risposta di ing. Bombassei – il mondo industriale è in altre faccende affacendato e non interessato alla “libertà” dei propri migliori imprenditori, vedrò di ri-inviare email, che certamente si è persa nell’oceano delle cose importanti a cui i Politici dedicano il proprio tempo.
“Luigi Compagna, senatore del Pdl, mercoledì 26 maggio si è rivolto al Guardasigilli con una interrogazione per chiedere di valutare l’opportunità di esercizio dell’azione di responsabilità disciplinare nei confronti dei Magistrati che conducono l’inchiesta Telecom-Fastweb””.
Durante il week end ho cercato di capire se, come normalmente avviene nel mondo dell’Industria, a domanda segue – sempre – feedback.
Non ho trovato nulla, vediamo se a breve, ad azione dichiarata segue un risultato concreto.(sarei stupito che – finalmente – la Politica alle parole fa seguire i fatti!).
spero che, oltre alle dichiarazioni di principio dei tanti Politici, sia (finalmente) inviata l’ispezione tanto preannunciata e mai organizzata.
(per lo meno prima che inizino gli scioperi).
E chissa mai che da questa ispezione non possano emergere ulterirori elementi x capire xchè “se la sono presa” solo con alcuni componenti del CdA delle Società oggetto dell’indagine.
Segnalo che Stefano Filippi, valente giornalista del “Giornale”, ha inserito oggi nel suo blog un post dal titolo “Liberate i dimenticati in cella per l’inchiesta Telecom”.
http://blog.ilgiornale.it/filippi/2010/05/28/liberate-i-dimenticati-in-cella-per-linchiesta-telecom/#comment-5505
Spero che sia il primo di tanti.
Ma perché non se la prendono con ” il cittadino giuridico fastweb ” :
Lo hanno pur fatto con Telecom Italia dove il presidente ” poteva non sapere ” ?
http://www.corriere.it/cronache/10_maggio_28/mancini-prosciolto_7fa4b55c-6a47-11df-bd58-00144f02aabe.shtml
Ho appena inviato la seguente mail al Ministero della Giustizia:
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Oggetto: Desaparecidos di Rebibbia – Roma
Mi riferisco ai sequestrati del pm Morgigni – affair Telecom Italia Sparkle/Fastweb – e soprattutto a Mario Rossetti, a cui sono stati sequestrati anche gli spiccioli, lasciando la sopravvivenza della sua famiglia alla carità di parenti e amici.
L’altro ieri i nostri esimi magistrati hanno di nuovo negato la scarcerazione a quei poveretti.
Non sto qui a discutere se siano innocenti o colpevoli.
Sto discutendo sul fatto che Rossetti è in galera preventiva ormai da 3 mesi ed è stato interrogato solo una volta.
Sto discutendo anche del fatto che su Sky 24 uno dei magistrati dell’inchiesta ha detto che hanno negato la scarcerazione a Rossetti perché negli interrogatori non ha fornito elementi utili a interromperla o ad attenuarne gli effetti.
E allora consigliamogli anche un po’ di garrota.
Dunque chiedo al ministro Alfano:
“Perché non ha ANCORA inviato un’ispezione alla Procura di Roma?”.
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Ieri sera, a “Porta a porta” (tema: intercettazioni), ho sentito il ministro Alfano accennare negativamente all’assurdo protrarsi della custodia cautelare.
Spero che sia solo un aperitivo e che seguano tempestive misure a riguardo.
Non posso che condividere l’opinione espressa dal senatore Compagna. A quanto ho sempre saputo ci sono dei casi molto specifici per cui sussiste l’impiego della custodia cautelare anche se ormai ci sarebbe quasi da domandarsi se l’istituto stesso della custodia abbia un senso dato l’abuso che sembra se ne stia facendo.
Mi rendo conto che ricoprire il ruolo del magistrato sia difficilissimo e che richieda coscienza, buon senso, equilibrio, dedizione ma a volte per il cittadino comune è ancora più difficile apprezzarne il lavoro se – almeno in apparenza – si ha l’impressione di non avere abbastanza strumenti per difendersi.
Unn abbraccio a Silvio e un pensiero al Dott. Rossetti che non conosco
Manuela
Allego comunicato stampa di oggi facendo i miei migliori auguri all’Ing. Scaglia al Dott.Rossetti a tutti gli altri coinvolti in questa ingiustizia e sperando che il destino si rivolti presto contro i loro “aguzzini”:
Magistrati che usano la custodia cautelare in carcere per estorcere confessioni.
L’Italia, violando le convenzioni internazionali già firmate da anni, continua a non volersi dotare del reato di tortura nel codice penale.
A molti sembra che la tortura sia un insieme di atroci e dolorose tecniche relegate a un lontano passato, creando anche un’immagine del genere umano che nulla ha di edificante.
Al giorno d’oggi sembra che il mondo civilizzato non abbia più bisogno di metodi così crudeli. La scienza è un fondamentale supporto per le indagini: abbiamo satelliti in grado di spiare le mosse del colpevole, analisi chimiche che ci forniscono l’esatta identità del criminale, tecniche sofisticate per le intercettazioni al fine di ottenere una verità dei fatti.
Ma se satelliti, analisi, intercettazioni e perquisizioni non sono sufficienti a sostenere un quadro ideale che un PM, malato di egocentrismo e protagonismo, si è imposto di dimostrare per usare il personaggio pubblico, famoso e ricco al suo tornaconto personale, cosa s’inventa?
La tortura della custodia cautelare in carcere!
Tanti, troppi imprenditori sono stati sottoposti a questa restrizione di libertà al solo scopo di essere costretti a dire, non la verità, che hanno sempre proclamato, ma quello che vogliono sentirsi dire i magistrati opportunisti.
Uno dei tanti casi balzati alla cronaca giudiziaria di questi ultimi tempi è Silvio Scaglia: 80 giorni di carcere e ora agli arresti domiciliari.
Gli arresti preventivi sono ammessi dal nostro ordinamento in caso di gravissimi indizi di colpevolezza e solo in caso di ragionevole pericolo di fuga e reiterazione del reato; Scaglia, che vive in Inghilterra e che al momento dell’emissione del provvedimento era in America Latina, dice subito: “Ho chiesto agli avvocati di concordare immediatamente il modo più opportuno per essere interrogato dai magistrati”, riaffermando comunque la sua estraneità a qualunque reato.
Il 26 febbraio, poco dopo mezzanotte, Scaglia atterra a Ciampino e si consegna alla Guardia di Finanza, che lo porta al carcere di Rebibbia. Il 2 marzo 2010 Scaglia viene portato a Regina Coeli per l’interrogatorio. Il 17 maggio 2010 il GIP Aldo Morgigni ha firmato la disposizione per gli arresti domiciliari di Scaglia, ponendo fine agli 80 giorni di detenzione nel carcere di Rebibbia.
Ma nonostante il “rapimento” imposto dai magistrati, la “tortura” del carcere preventivo e la richiesta di una confessione come “riscatto”, Silvio Scaglia, chiaro esempio imprenditoriale di capacità e impegno, riconosciutogli a livello internazionale, non ha altro da dire che la Verità già detta varie volte in precedenti audizioni; ma i magistrati non si fanno convincere e per la sola accusa che: “non poteva non sapere”, se proprio la tortura del carcere non ha avuto effetto paghi il suo riscatto con gli arresti domiciliari e con una fidejussione di 10 milioni di Euro! Certo avete capito bene Scaglia ha dovuto rilasciare una fidejussione di 10 milioni di Euro per uscire dal carcere, insomma si sono pure inventati la libertà su cauzione!
Poi ci sono anche quelli meno facoltosi che in carcere rimangono come il Dott. Rossetti ex-direttore finanziario. Rossetti ha sotto sequestro tutti i conti correnti e beni personali e la famiglia è costretta a vivere dell’elemosina degli amici e parenti. Il Gip dice che non lo scarcera perché non ha fornito elementi utili all’inchiesta, non è tortura questa?
Ormai gli imprenditori e dirigenti di imprese non devono più temere i rapimenti da parte di bande malavitose ma solo quelli di discutibili magistrati che vogliono farsi gratuita pubblicità (pagata dal popolo) per il solo gusto egocentrico o per mettersi poi in politica andando a ingrossare le fila del partito di Di Pietro.
Imprenditori d’Italia, come indica nel suo programma continua a sostenere che:
“I quadri della Magistratura vanno completamente rinnovati, partendo dai massimi vertici, per ridare il senso di integrità che oggi pare irrimediabilmente perso.”
..condivido in pieno l’opinione del senatore Luigi Compagna..il vero problema è che ci troviamo in uno stato di polizia..in uno stato dove alla fine dei conti pagano solo i comuni cittadini..mentre invece la magistratura (tanto quella inquirente, quanto quella giudicante) non risponde mai delle proprie male fatte!!
E’ una vergogna..così come è vergognoso che nonostante se ne parli da anni..non si sia ancora affrontato lo spigoloso tema della separazione delle carriere dei magistrati..per non parlare poi del tema della carcerazione preventiva..lo Stato con tale sistema ti ha già condannato prima di essere giudicato..
Sarebbe ora che la politica si mettesse di mezzo al fine di risolvere questi annosi problemi che sono il frutto della società in cui viviamo..
…stasera, leggendo di questa interrogazione , si riaccende la speranza…
…che la notte porti consiglio al ministro Alfano!
A Stefano: avevo proposto di fare un “volantino” per sensibilizzare conoscenti, politici,giornali,”intasando” come dici tu, ma nessuno ha raccolto…forse non è utile alla causa
beatrice
Cara Beatrice,
ti esprimo il mio parere.
Generalmente i volantini si cestinano e peccano di uniformità, che è inevitabilmente la loro caratteristica.
In questo caso occorrono la creatività e la generosità individuali, proprio a testimonianza del fatto che la gente è stufa e non ha paura di manifestare il proprio disgusto.
Non occorre essere degli scrittori e bastano poche parole: chi ha la coscienza sporca capisce al volo.
Dunque chi ha la volontà e la sensibilità d’intervenire in questa squallida vicenda di prepotenza e arroganza, spinga amici e conoscenti a fare altrettanto: con parole loro.
E chiarisca molto bene che non si tratta solo di aiutare persone sconosciute, ma di agire anche per il proprio bene, e a salvaguardia di se stessi e della società.
Grazie Talita e Stefano,
in attesa di sapere se la notte ha portato consiglio , ho raccolto le vostre osservazioni condividendole e ho cominciato gli invii…
Un personale pensiero affettuoso e pieno di speranza a Mario ed un abbraccio particolare a Sophie e a tutta la loro famiglia
beatrice
Carissima Beatrice,
concordo con Talita.. la forma standard del volantino fa percepire non una indignazione individuale da cittadino ma una possibile organizzazione che, di fatto, non c’è nè vuole esserci. Credo che ben pochi qui si conoscano personalmente: la cosa che ci accomuna è lo sgomento per un trattamento disumano di persone e il desiderio di vedere chiusa al più presto questa schifosissima pagina di storia giudiziaria. Personalmente ho fatto come Talita (mail ad amici e giornalisti che conosco e non): Talita ha lanciato l’idea di fare un po’ di casino a Roma, ma come ben sappiamo (da precedente riferimento linkato su questo blog) Morgigni non si fa intimidire neanche da 2 ottantenni incatenati alla propria casa per non farsi sfrattare.. Lui è un duro!
Mio pensiero autocensurato: biiiiipp… omissis.. biiiip..
Non sono un esperto di diritto, ma ho sempre saputo che un imputato in carcerazione preventiva deve, qualora lo ritengano i PM, continuare la carcerazione se sussiste qualcuna delle condizioni: i) reiterazione di reato; 2) pericolo di fuga; 3)inquinamento delle prove. Oggi, invece, ho imparato una cosa nuova: che si può restare in carcere “se negli interrogatori non vengono forniti elementi utili ad interrompere la carcerazione o comunque ad attenuarne gli effetti”. Questa affermazione, se vera, diventa la prova che LA CARCERAZIONE PREVENTIVA VIENE USATA COME STRUMENTO DI PRESSIONE SULL’INDAGATO.
Approvo completamente l’iniziativa del sen. Compagna relativa al dott. Mario ROSSETTI, e a quanti come lui vengono lasciati in carcerazione preventiva “in attesa che forniscano elementi utili ad interromperla”.
SONO D’ACCORDO CON IL SEN. COMPAGNA, NON SOLO I GIUDICI SEGUONO UNA REINTERPRETAZIONE DELLA COSTITUZIONE A LORO USO E CONSUMO MA A QUANTO PARE NEMMENO IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA HA UNA PROFONDA CONOSCENZA DEL DIRITTO PENALE: SIAMO ALLE SOLITE, UN BUON GOVERNO SI GIUDICA NON SOLO DAL SUO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO MA ANCHE E SOPRATTUTTO DALLA scelta che lui compie nel nominare i diversi collaboratori che dovranno essere sì di sua fiducia ma che soprattutto siano ben introdotti e conoscano a fondo la materia che sono stati chiamati a rappresentare nel loro ministero.Purtroppo non è mai stato così i diversi politici vengono chiamati a ricoprire cariche in ministeri di cui non capiscono un tubo…
Quando finalmente si daranno incarichi per esperienza e meriti e non per clientelismo?
Scusa, Gabriella, ma su che cosa basi il tuo giudizio sull’ignoranza dell’attuale Ministro della Giustizia?
Ti esprimo solo un mio parere: quando si lotta per una qualsiasi causa, non si deve cedere né all’enfasi né a dichiarazioni prive di supporto.
Ne va della propria credibilità.
Dal “Giornale” di oggi
“Formica assolto dopo 17 anni” (di Giancarlo Perna)
L’ex ministro del Psi aveva 66 anni all’inizio del calvario, adesso ne ha 83. La toga che lo ha messo sotto accusa ingiustamente adesso è senatore del Pd.
Accusato di tangenti, Rino Formica è stato pienamente assolto 17 anni dopo: NON AVEVA INTASCATO NULLA.
http://www.ilgiornale.it/interni/formica_assolto_dopo_17_anni/rino_formica-psi/27-05-2010/articolo-id=448372-page=0-comments=1
Oggi Primo Levi non si limiterebbe a scrivere “Se questo è un uomo”.
Aggiungerebbe anche un tomo intitolato “Se questa è Giustizia”.
Basterebbe cambiare appena qualche vocabolo alle sue tragiche parole
«Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.»
Potremmo tempestare il numero verde del ministero della giustizia.. se ricevono 100 telefonate al giorno sul caso Rossetti, magari non foss’altro perché rompiamo i cosiddetti succede qualcosa.. il numero del call center è 848800110 e la mail è callcenter@giustizia.it
Mi associo con entusiasmo.
E anzi chiedo al ministro Alfano
“Perché non ha ANCORA inviato un’ispezione alLa Procura di Roma?”.