Conto alla rovescia per il ricorso in Cassazione di Scaglia e Rossetti
Mancano ormai meno di 48 ore all’appuntamento con la Corte di Cassazione che, salvo slittamenti legati allo sciopero del pubblico impiego di venerdì, dovrà giudicare sui ricorsi presentati dai legali di Silvio Scaglia, Mario Rossetti e altri indagati, contro la decisione del Tribunale di Roma di convalidare le richiesta di custodia cautelare.
Nel frattempo si riaccendono i riflettori sulla vicenda. Questa mattina infatti presso la Sala del Mappamondo della Camera dei deputati, si è tenuta un’iniziativa dal titolo “Perché stanno ancora dentro?” organizzata dall’associazione “A buon diritto”, a sostegno di alcuni indagati nell’ambito dell’inchiesta su Telecom Sparkle. In particolare, i familiari di Stefano Mazzitelli, l’ex amministratore delegato della società, e un nutrito gruppo di parlamentari di diverso orientamento politico, hanno lanciato un appello a favore della sua immediata scarcerazione per gravi ragioni di salute.
In effetti Stefano Mazzitelli, rinchiuso a Rebibbia da oltre 123 giorni, sta molto male. Il suo medico, Ennio Ramundo, che lo ha visitato nel carcere di Rebibbia, ha raccontato che l’ex ad soffre di “una paralisi completa dei movimenti del piede destro, è dimagrito circa 30 chili ed è affetto da paresi del movimento della mano destra. È quindi urgente – ha concluso Ramundo – un trattamento terapeutico». Del gruppo di parlamentari che hanno sostenuto l’iniziativa fanno parte la radicale Rita Bernardini, Marina Sereni, Gianni Cuperlo, Jean Leonard Touadì e Guido Melis del Pd, oltre a Mauro Cutufro, Flavia Perina e Melania De Nichilo Rizzoli del Pdl.
Nel suo intervento il difensore di Mazzitelli, Fabrizio Merluzzi, ha spiegato che “non si tratta di fare una guerra di religione con la magistratura ma di riflettere sul perché troppo spesso alcuni magistrati utilizzano lo strumento della custodia cautelare con una finalità diversa da quella voluta dal legislatore».
Nei giorni scorsi intanto Luigi Compagna, senatore del Pdl, ha incontrato il maggiore della Guardia di Finanza Luca Berriola, in carcerazione preventiva a Rebibbia da quattro mesi, due dei quali trascorsi in isolamento, sempre nell’ambito dell’indagine della Procura di Roma.
Dopo la visita Compagna ha dichiarato: “trattandosi di un provvedimento relativo a fatti di alcuni anni fa, e poiché comunque il maggiore Berriola è attualmente sospeso dal servizio, questi quattro mesi di carcere preventivo sembrano rappresentare un record assoluto”.
nessuna novità?