Il Corsera: Scaglia, custodia cautelare oltre il ragionevole

E attenti  ai giornalisti con il vizio di sostituirsi ai giudici


“Se sono innocenti o colpevoli lo si appurerà nel processo. ”. E ancora. “La prolungata custodia cautelare è sempre carcere (anche se domiciliare) ma senza condanna stabilita da un verdetto giudiziario. Una sanzione anticipata. Come se i tempi (mostruosamente dilatati della giustizia non tenessero conto dei tempi della persona”.



Non corrono tempi felici per la giustizia se un giornale come il “Corriere della Sera” ritiene necessario ribadire in prima pagina questi “principi elementari”, come li definisce nel suo editoriale Pierluigi Battista, già vicedirettore del quotidiano. Anche perché, in questa situazione, l’opinione pubblica rischia di assuefarsi all’ordinaria violenza nei confronti del singolo, con il risultato di considerare “normale” atteggiamenti che normali non sono. O peggio, come scrive ancora Battista, “esacerbata dal moltiplicarsi di corruzioni e di crimini contro il bene pubblico, tende a dimenticare” diritti della persona che sono patrimonio di tutti,  senza eccezioni di censo o di stato.


In questo senso, la vicenda dell’ingegner Silvio Scaglia è senz’altro emblematica: il fondatore di Fastweb, già inquisito (e a suo tempo prosciolto dalle accuse) nell’ambito di un’inchiesta sull’evasione fiscale, da cui era comunque già emerso che l’Iva era stata regolarmente pagata dalla società, è rientrato prontamente in Italia quando, il 23 febbraio, è stato raggiunto dalla notizia di un mandato di custodia cautelare nei suoi confronti nell’ambito dell’inchiesta sulle “frodi carosello”. Da allora ha sempre prestato la sua massima collaborazione agli inquirenti,  contribuendo a ricostruire tutti i passaggi relativi alla governance ed ai controlli interni dell’azienda ma anche dimostrando l’origine, assolutamente limpida, del suo patrimonio.


Nonostante quest’atteggiamento  Scaglia, detenuto fino al 17 maggio nel carcere romano di Rebibbia, si trova ancora agli arresti domiciliari in Val d’Aosta in un regime di stretto isolamento dal mondo esterno. Non è dato capire per quale esigenza processuale. Semmai, corre il sospetto che “si abusi deliberatamente del carcere preventivo per ammorbidire gli imputati – sostiene Battista – e spronarli alla collaborazione: che è poi un modo gentile ed edulcorato per alludere alla confessione” o ad una parziale ammissione che preluda ad un patteggiamento che posa essere rivenduto come un successo dell’inchiesta. Guai agli indagati come Scaglia che non hanno di che confessare, in quanto innocenti, e che su questi punto non intendono transigere.  Come se la limitazione della libertà, prolungata oltre il lecito, “fosse un surrogato per una pena la cui certezza,  dopo e non prima della sentenza, appare sempre più aleatoria”.


Il merito, in questa sede, non c’entra.  Anche i giornalisti, nota Battista, non devono entrare nel merito delle accuse, rivendendo al pubblico  le proprie sensazioni o informazioni (comunque partigiane) come fossero oro colato. “Anzi dovrebbero – nota l’editorialista – perché  molti giornalisti sembrano ispirati dalla missione di giudicare al posto dei giudici, sostituendosi ad essi in modo arbitrario e prepotente”. Come in almeno un caso, di recente, si è tentato di fare nei confronti di Silvio Scaglia a dimostrazione che le frequentazioni di palazzo non sempre  giovano alla libera stampa.



14 Commenti a “Il Corsera: Scaglia, custodia cautelare oltre il ragionevole”

  • Talita:

    Ho dimenticato di aggiungere che – di fronte a tale sfacelo – che cosa fanno i magistrati, capitanati dall’ineffabile Anm?

    Manifestazioni e scioperi per qualche dollaro in più.
    E, presa in giro ancora più grave, tentando di far passare il messaggio delirante secondo cui, ritoccando i loro stipendioni, si attenta all’indipendenza della magistratura.
    (Credo che il gioco delle 3 carte sui banchetti del mercato rionale sia un’attività più onorevole.)

  • Talita:

    Ed eccolo qui “lo Stato di diritto”.

    Quando si dice “Giustizia malata” non si parla di un raffreddore o di un’influenza, ma di un morbo MORTALE – per chi capita nel tritacarne giudiziario, beninteso! – che ha ormai raggiunto l’ultimo stadio.

    Sul “Giornale” di ieri, Lino Iannuzzi – uno che s’intende di Giustizia malata – si è chiesto:
    “… non sarebbe il caso di fare una commissione parlamentare d’inchiesta per scoprire le cause e le responsabilità di coloro, una dozzina di pm e una trentina di giudici di primo grado, d’appello e di cassazione, che, diciassette anni dopo la strage di via D’Amelio e l’assassinio di Paolo Borsellino e della sua scorta, non hanno scoperto ancora i veri esecutori e i mandanti e, proprio per inseguire i mandanti occulti, il terzo livello e l’Entità, dopo ben tre processi, ognuno passato in primo grado in appello e in cassazione, hanno lasciato i colpevoli in libertà e hanno mandato all’ergastolo gli innocenti?”.

    Una dozzina di pm e una trentina di giudici di primo grado, d’appello e di cassazione, che hanno cincischiato per 9 processi 9 – con immancabile corteggio di interviste, walk of fame, consulenze, ineluttabili libroni dati alle stampe e quant’altro – per raggiungere quale risultato?
    Mandare in galera, all’ergastolo, un tizio che non sarà certo uno stinco di santo, ma che – sorpresona! – non ha commesso il fattaccio.

    Osserva Filippo Facci che i 9 processi succitati:
    “hanno lasciato in libertà i colpevoli e mandato all’ergastolo gli innocenti, e sappiamo questo, oltretutto, grazie all’autoaccusa – questa sì riscontrata – di Gaspare Spatuzza, l’uomo che ha dimostrato di aver rubato l’auto che poi fu imbottita di tritolo e che massacrò Paolo Borsellino.
    Lui, non quell’improbabile Vincenzo Scarantino – un drogato semianalfabeta – che fu invece individuato dai magistrati: parte dei quali, oggi, sono ancora lì a pontificare, emulati dai loro servi mediatici”. (Libero, ieri)

    Questo è il problema.
    Solo qui, abbiamo 42 magistrati circa che se ne sono strafregati e continuano a strafregarsi della verità.
    Basta il loro “libero convincimento”.
    Le PROVE non servono più.
    Tanto la loro cadrega è inattaccabile. Come pure il loro portafoglio.

    Con tanti saluti ai loro indagati, sequestrati, torturati, processati (? – mica sempre!), condannati senza uno straccio di prova e poi – forse e sottolineo “forse” – riabilitati dopo anni e anni.

    Vedi, solo per citare casi recentissimi, Calogero Mannino e Rino Formica: entrambi assolti dopo 17 anni.

  • Talita:

    Il signor Battista ha posto in forma dubitativa il fatto che valgano ancora oppure no le regole di uno Stato di diritto.

    Le prove che NON valgono più abbondano dappertutto.
    Prendiamo la custodia cautelare, di cui ormai anche i neonati sanno recitare a memoria le cause che la giustificano.
    E poi, mutatis mutandis, osserviamo un caso recentissimo.

    È il caso della signora Lea Cosentino di Bari, soprannominata “Lady Asl” per vari annessi e connessi.
    Orbene la signora – indagata assieme ad altri dirigenti locali per associazione per delinquere, corruzione, peculato, turbativa d’asta e falso – fu inviata agli arresti domiciliari a gennaio scorso e liberata il 21 maggio scorso.

    Quand’ecco che il 24 giugno u.s. – nell’ambito di un’altra indagine sulla gestione della sanità pubblica pugliese – la Cassazione ha confermato il provvedimento del tribunale del Riesame di Bari e dunque la NECESSITÀ di arresti domiciliari per la Cosentino e gli altri.
    Quindi ri-arrestati.

    Riflettiamo: in questo caso – come in tanti altri – a che cosa serve la custodia cautelare?
    Risposta: nemmeno a un fico secco.

    Dal 21 maggio al 24 giugno la signora Lea e gli altri hanno chiaramente avuto modo di:
    - scappare;
    - inquinare comodamente le prove.
    In ogni caso non potrebbero reiterare il reato, in quanto decaduti dalle loro specifiche funzioni pubbliche.

    Conclusione: perché vengono ridicolmente ristretti in custodia cautelare?
    Perché PARLINO.
    Perché si trasformino in PENTITI, meglio se manovrabili con pochi fili.

    Ah, dimenticavo!
    Di tutto l’affair Sanità pugliese – deficit non pervenuto, in quanto i dati vengono continuamente manipolati. Si parla di oltre 500 milioni di euro – il Presidente della Regione non sa NULLA.

    Perché lui può non sapere e perché, per alcuni dei nostri magistrati, la Giustizia è davvero uguale per tutti.

  • Talita:

    Ho letto l’articolo di Battista, ma mi sembra funzionale al tradizionale equilibrio (se non equilibrismo) edulcorato del Corriere della Sera. Per cui i giudici sono degli angeli in toga, amici che qualche volta possono sbagliare.
    Per cui basta una tiratina d’orecchie, ma gentile. Mica far loro del male!

    1) “Se sono colpevoli o innocenti, lo si appurerà nel processo”
    Magari lo si appurasse nel processo!
    E quale processo? Il primo, l’appello o la Cassazione? Tutti generalmente celebrati da fratellini siamesi. Con la toga.

    2) “sempre che valgano ancora le regole dello Stato di diritto“
    Battista sa benissimo che le regole dello Stato di diritto non valgono più. E non da ora, ma a cominciare dalle famigerate “Mani pulite”.
    E a seguitare con gli annunci squillanti e i titoli a caratteri cubitali del “Corriere” di avvisi d’indagine non ancora comunicati all’indagato. Dunque, se fossi in Battista – già vice-direttore – svicolerei sulla faccenda dei giornalisti (e dunque dei giornali) che, secondo lui, non dovrebbero ficcare il naso nelle accuse.

    3) “l’opinione pubblica, esacerbata dal moltiplicarsi di corruzione e di crimini contro il bene pubblico, tende a dimenticare”
    Quale opinione pubblica?!
    Battista dovrebbe usare ai suoi lettori la cortesia di non dipingere la massa come una mandria di buoi o un gregge di pecore.
    La gente non è scema, come magari vorrebbero gli opinion-maker da salotto.

    4) “molti giornalisti sembrano ispirati dalla missione di giudicare al posto dei giudici, sostituendosi a essi in modo arbitrario e prepotente“
    In che senso? Battista non è uno di quelli che lottano contro l’onirico “bavaglio” alla stampa? E adesso dice che i giornalisti non potrebbero commentare le accuse?
    Battista sogna. O ha gli incubi, a scelta.

    5) “Se non si capisce male, la non aderenza degli indagati agli argomenti dell’«ipotesi accusatoria» costituirebbe un’aggravante”
    Se non si capisce male??? Credo che l’abbiano ormai capito anche i neonati.

    Quindi, di tutto l’articolo, trattengo il fatto che la custodia cautelare prolungata non piace a Battista.
    Io avrei sintetizzato in due parole: “fa schifo”.

    P.S. Evidentemente oggi non sono in vena, ma non ho capito neppure la conclusione del post: “Come in almeno un caso, di recente, si è tentato di fare nei confronti di Silvio Scaglia a dimostrazione che le frequentazioni di palazzo non sempre giovano alla libera stampa”.
    Sarei grata di una spiegazione in proposito.

    • giovanni:

      Cara Talita, no, non sono d’accordo! Come ho già avuto modo di dire in passato, ogni generalizzazione presta il fianco a possibilità di gravi errori che le persone perbene NON possono permettersi. E questo vale anche per i Giudici. Non è vero che sono tutti “fratelli siamesi” e non è vero nemmeno che l’ordine giudiziario costituisca una sorta di chiusa consorteria frammassonica, impenetrabile alle logiche dell’uomo e ripiegata sull’esigenza di autotutelarsi. Io sono convinto che, quando si arriverà al merito, anche i Magistrati non potranno non accorgersi che tutta questa storia, per persone come Silvio Scaglia ed altri manager perbene è solo una grande bufala. Nè i P.M. potranno scegliersi “collegi amici” o sottrarsi alla valutazione del dibattimento pubblico. So per certo, anzi, che esistono Magistrati onesti, che ben conoscono le persone se non i fatti, e che provano intimo disagio nel vedere che questioni delicatissime sono troppo spesso trattate con superficialità.
      Quel che però proprio non condivido dell’articolista del CORSERA è la premura di tenersi distante dal giudizio di merito, come se la valutazione di documenti che sono di pubblico dominio dovesse, comunque, restare riservata ad una ristretta cerchia di iniziati.
      Anche io ho una testa e, vincendo l’inerzia indotta dall’umana pigrizia, mi sono letto tutti gli atti che, peraltro, sono ampiamente disponibili su internet (a proposito, perchè i redattori del sito non creano una sezione nella quale pubblicarli tutti in raccolta?). E’ proprio la lettura delle argomentazioni addotte dai magistrati per ritenere responsabili Scaglia ed altri manager di Fastweb e Telecomi Italia Sparkle che mi ha fatto sobbalzare sulla sedia e gridare allo scandalo. Nemmeno nei processi che per scherzo inscenavamo al liceo le argomentazioni erano tanto sgangherate.
      Ecco, da un giornalista libero mi aspetterei che, invece di bersi e riprodurre le veline diffuse durante le conferenze stampa, vi fosse uno sforzo di approfondimento e di ricerca, per aiutare l’opinione pubblica a capire e a formarsi un giudizio. forse il problema è che la materia è più affine all’economia che alla nera, ché se si vertesse in uno dei tanti “fattacci” che negli anni scorsi hanno tenuto banco nelle cronache dell’estate probabilmente ne sapremmo di più e già si sarebbero formate le schiere di colpevolisti ed innocentisti, con il vantaggio che della vicenda si parlerebbe.
      Ecco perchè questo sito è importante! Per mantenere desta l’informazione ed il dibattito su di un caso giudiziario che, altrimenti, rischia di finire nei trafiletti dimenticati delle pagine d’economia. Con il rischio che, con la prigionia di Silvio Scaglia, Rossetti e gli altri sequestrati di Rebibbia, finiscano anche di essere dimenticati i diritti fondamentali dell’Uomo.

      • Talita:

        Giovanni,
        mica sempre “repetita iuvant”!
        Molto spesso annoiano e, se ripetute inutilmente, non giovano alla discussione.

        Anche la mia nipotina di cinque anni ha capito che non tutti i giudici sono uguali.
        Però la stessa nipotina sa che la loro carriera è unica e ha anche imparato il proverbio “Cane non morde cane”.

        Quindi, ti prego: non perdiamo tempo – tu e io – a esplicitare se siamo d’accordo o no con le nostre rispettive opinioni.
        Qui c’è spazio a sufficienza: esprimi le tue idee e lascia perdere le mie.

        Grazie per quanto vorrai fare in proposito.

        • giovanni:

          Cara Talita, credo solo nello Stato di diritto, nelle Convenzioni e nella Costituzione della Repubblica Italiana. E’ questo che, alla fine, mi dà la speranza che le ragioni delle persone perbene, nonostante i Torquemada ed i Re Travicelli che infestano le nostre aule giudiziarie, siano riconosciute. Diversamente dovremmo, per coerenza, prendere le armi e combattere contro “la dittatura” che, a mio modo di vedere (ma se ne accorge anche il bimbo dell’asilo), in Italia ancora non c’è.

  • Cesare:

    Ad extirpanda – meglio tenere i liberi imprenditori in galera e farli confessare sotto tortura che hanno commesso l’orribile peccato di rompere i monopoli. (e tenerli in questo modo alla gogna come monito solenne x chiunque in Italia abbia in futuro intenzione di creare innovazione e compromettere situazioni di monopolio).

  • Bruno:

    La frase di chiusura dell’articolo è anche molto importante:
    “”..ma mettere il ‘prima’ al posto del ‘dopo’ è prassi ingiusta, anche se capace di appagare, in modi obliqui, la richiesta di giustizia dell’opinione pubblica”
    Già abbiamo letto qualche commento sparso qui e là sul “ben gli sta” (tralascio per decenza le motivazioni sul perchè).
    Per l’opinione pubblica la carcerazione preventiva rischia appunto di essere letta come un giusto inizio ed espiazione pena perchè “se lo meritano”.
    Cosa che neppure al reo confesso di omicidio viene comminata automaticamente. Perchè potrebbe sempre esserci l’ipotesi di autocalunnia od aver agito per coprire altri.
    Il processo si fa sempre e comunque e solo allora uno può essere colpevole e condannato.
    C’è gente oggi tranquillamente a spasso che non solo ha pagato (con denaro della società, chiaro!) fior di milioni per fare irregolarità di cui era il principale beneficiario e interlocutore, ma oggi afferma che non sapeva….
    Il teorema qui non scatta!
    mah?

    • Talita:

      Bruno,
      anche tu con l’ “opinione pubblica”?
      Che cosa s’intende con tale locuzione vaga, inconsistente e quasi sempre pelosa?

      Le stesse indagini statistiche, genericamente intese, si basano su percentuali: tali che non esiste “opinione pubblica”. Esiste talora una maggioranza d’opinione, controbilanciata da una minoranza e perfino dai “non so”.
      Forse l’opinione pubblica esiste a Cuba. Non da noi.

      Io parlo con centinaia di persone e trovo un tot di pareri concomitanti e un tot di opinioni discordi.
      E allora quale sarebbe l’opinione pubblica?
      E, per dirla tutta, il “Corriere” faccia una bella campagna giornalistica a favore di una RADICALE riforma della Giustizia.
      Non mi sembra di averla mai trovata tra le sue pagine. Anzi!

      • Bruno:

        Come leggo quel commento? negativo nei confronti di chi è chiamato in causa.
        Qui e là (sopratutto là, cioè su vari giornali) ho letto commenti superficiali: “gli sta bene”, “chissà come si è arricchito”, “con tutti quei soldi si può pagare gli avvocati che lo tirano fuori”. Non vado oltre, perchè è chiaro il tono di quei commenti.
        Con queste custodie cautelari, e arresti “preventivi”, si aiuta a creare quella divisione sociale che ben interessa ad alcuni.
        Non vedo un disegno specifico, ma diciamo che involontariamente (così non mi si dà del complottista)
        Così come i magistrati pensano (e arrestano) sulla base del “non poteva non sapere”, queste custodie ingenerano nell’opinione pubblica (quale? tutti, chi più chi meno, chi è superficiale e poco addentro, per varie ragioni, anche legittime) la sensazione: è dentro, ne deve aver fatte di cotte e di crude, devono avere gli elementi
        Perchè il buon senso ci porta a pensare che se uno è dentro loro sanno ciò che fanno a fare così e quindi meglio toglierlo dalla circolazione.
        Lasciano in circolazione quelli veramente pericolosi alla società ma è altra storia.
        Anche senza conoscere le persone si fanno due ragionamenti elementari e si è in grado di discernere tra i protagonisti, alcuni loro malgrado, di questa vicenda.
        Noi, chi per un motivo, chi per un altro, abbiamo una certa visione di questra storia.
        L’ho scritto nel commento all’articolo diItalia Oggi e trovo fuori luogo ripeterlo.
        Quanti ce l’hanno tra i restanti 60 mil di italiani (non chiamo in causa gli stranieri)?
        E quanti si accontentano di sapere che una banda di malfattori è priva della libertà per garvi fatti commessi nel passato?
        Fermati lì! non approfondire sulla tipologia delle prove, sull’inconsistenza delle stesse, su certe tecnicalità dell’operazione.
        La conferenza stampa ha spiegato la truffa (truffa cosiddetto carosello ben nota da anni, ne hanno scoperta un’altra oggi) ha elencato le società coinvolte, i personaggi ai loro vertici, i personaggi che operavano nelle altre società (quelle fantasma e truffaldine)
        cioè ha fatto l’elenco dei cattivi
        E lì si è fermata
        Ma sembra anche essersi fermato tutto da allora.
        Silenzio assoluto, nessun nuovo comunicato per sventolare forti e incontrovertibili prove, nessuna richiesta di rinvio a giudizio, un paio di interrogatori sparsi e qui e là nel tempo…
        E secondo te tutto questo non aiuta a ingenerare in chi apprende di questa vicenda (opinione pubblica) che la gisutizia sta facendo il suo regolare corso contro i malfattori, in grsado di non delinquere più perchè arrestati e soprattutto stanno già pagando per le loro colpe?
        Sempre la stessa opinione pubblica (i cittadini e npoi stessi) che vedendo l’arresto, magari in flagrante, di un assassino, di un rapinatore sono ben contenti di vederlo dietro alle sbarre, così non rischia di rapinare anche me.
        Non è che andiamo a dire al magistrato. “liberalo perchè fino a conclusione del giudizio è innocente”.
        Qui i magistrati hanno già decretato la colpevolezza, sperando che il resto (il processo) serva solo a definire i contorni punitivi.
        Ma loro hanno tolto i malfattori di torno.
        Tutti felici e contenti.
        TUTTI, altrimenti non saremmo solo una dozzina di persone qui a dibattere
        TUTTI, altrimenti qui e là qualche voce si solleverebbe dal coro silenzioso.
        Ve ne sono alcune (lo vediamo in questi giorni) che stano cercando di far affiorare alla superficie i contorni di questa storia.
        MA sono ancora pochi.
        Ecco perchè qualcuno ci dice di “non mollare”!

        • Talita:

          “TUTTI, altrimenti non saremmo solo una dozzina di persone qui a dibattere”

          Continui a generalizzare.
          Si deduce che chi non è qui a dibattere è d’accordo con la galera per Scaglia.
          Mia nonna non dibatte nei blog, ma non è d’accordo con la galera per Scaglia.

          Io ho una gran fiducia nella gente.
          Invece non ho alcuna fiducia – se non fastidio – nei confronti degli opinion-maker: che descrivono la gente come una massa di ignoranti scervellati e di pecore al pascolo.
          E si illudono che sia davvero così.

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“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World