La Cassazione: nessuna ragione “concreta” per gli arresti di Catanzariti
L’ipotesi di recidiva del reato è “congetturale”, mentre il rischio di inquinamento delle prove non ha “contenuto concreto”. Queste le motivazioni con cui la Corte Suprema ha “annullato con rinvio” la decisione del Riesame di confermare la custodia per l’ex carrier sales Italy di TIS. La parola passa ora ai giudici del processo, dopo l’istanza di revoca dei domiciliari presentata dall’avv. difensore Giaquinto
Una istanza di revoca degli arresti domiciliari per Antonio Catanzariti, l’ex responsabile carrier sales Italy di TIS, rivolta direttamente ai giudici del processo per la “frode Carosello”.
È quanto formalizzato, con atto depositato presso la cancelleria del Tribunale di Roma, dall’avv. difensore Giovanni Maria Giaquinto, dopo aver ricevuto le motivazioni con cui, per la terza volta consecutiva, la Cassazione ha “annullato con rinvio” il provvedimento del Tribunale del Riesame che, al contrario, confermava, le esigenze cautelari richieste dai PM.
“La Corte Suprema – spiega il legale – ha censurato l’ordinanza del Riesame sotto il duplice aspetto, sia in relazione alla reiterazione del reato, sia in relazione all’inquinamento probatorio. La conseguenza mi pare ovvia: non vi sono ragioni concrete per le quali il mio assistito non debba essere rilasciato e potersi difendere nel processo da uomo libero”.
Nelle motivazioni della Cassazione si legge infatti, in relazione alla possibile recidiva del reato: “gli elementi per essere concreti non possono essere meramente congetturali, come nella rappresentazione fatta nell’ordinanza gravata (impugnata cioè dalla difesa, ndr.), laddove si è fatto essenziale richiamo solo alle, e comunque diverse, posizioni di altri correi”. In merito, invece, al rischio di inquinamento delle prove, prosegue la Cassazione: “quando le indagini sono finite e ci si avvia alla fase del dibattimento, un rischio probatorio che si fondi su iniziative volte a contrastare la verità dei fatti merita di essere rivestito di contenuto concreto, vuoi con riferimento alle situazioni di rischio, vuoi con riferimento alle iniziative assunte o che possono in concreto essere assunte dall’interessato”.
Si tratta certamente di parole “forti”, di cui ora il Riesame, richiamato in causa dal rinvio degli atti, non potrà non tenere conto, viste anche le conclusioni finali della Corte: “A ben vedere – scrivono infatti giudici di Cassazione – la decisione non ha corrisposto neppure compiutamente al dictum del precedente annullamento”. In altre parole, già nei precedenti annullamenti con rinvio, la Cassazione riteneva insufficienti e non adeguatamente motivate le ragioni della custodia cautelare e invitava il Riesame a tenere conto di tale “dictum”. Ma così non è accaduto.
Sottolinea l’avv. Giaquinto: “In considerazione di tali motivazioni della Cassazione, in qualità di legale difensore, ho ritenuto di dovermi rivolgere direttamente al Tribunale con un’istanza presentata in cancelleria”. “Del resto – prosegue il legale – è dimostrabile che fin dal 2006 il mio assistito era a conoscenza dell’indagine penale ma, nonostante questo, non ha mai posto in essere alcun comportamento finalizzato ad inquinare il materiale probatorio”.
Per quanto riguarda gli ulteriori possibili passaggi tecnici:
- il Tribunale invierà l’istanza di revoca degli arresti di Catanzariti alla Procura;
- la Procura dovrà esprimere il suo parere e rimandare gli atti al Tribunale;
- a quel punto il Tribunale avrà 5 giorni per esprimersi.
Ed il “bello” è che dopo ben due sentenze della Cassazione che prendono a legnate il lavoro di D’Arma (oggi pensionato) e la coppia di signore “a latere” (ancora in servizio), ancora un uomo è in carcere da un anno: un caso di denegata giustizia.
Traduzione dell’uomo della strada: la Cassazione comunica al Tribunale che non ha alcun diritto di tenere agli arresti quest’uomo ma il Tribunale continua a fottersene. Più leggo di cronaca giudiziaria e più mi viene in mente il “latinorum” di Manzoni, perchè c’è bisogno di una laurea in Legge per capire degli atti pubblici? C’è qualche Legge che vieta ai magistrati di scrivere in italiano?