Il “caso Micucci” sotto i riflettori


L’edizione online del settimanale Tempi: «Micucci, 14 mesi in carcere senza poter parlare con un PM»




«Prosegue il processo per il presunto maxi riciclaggio di due miliardi di euro che coinvolge anche ex manager delle società telefoniche Fastweb e Telecom Italia Sparkle. L’udienza 24 del processo è stata dominata dalle dichiarazioni spontanee. La più drammatica è stata resa dall’imprenditore Massimo Micucci, accusato di aver contribuito in vario modo a riciclare i capitali in capo a Carlo Focarelli.

Nell’udienza della mattinata, prima di sapere della sua prossima scarcerazione, Micucci aveva fatto presente, con una dichiarazione spontanea, di non esser mai stato interrogato nel corso dei 14 mesi di detenzione, nonostante le richieste in tal senso del suo difensore. «In data 30 marzo 2010 – conferma l’avvocato Fabio Federico – ho presentato per conto del mio assistito un’istanza in tal senso. Ma non ho mai ricevuto una risposta ufficiale». E in via informale? «Mi è stato spiegato che se il mio assistito avesse voluto fornire elementi utili per l’accusa sarebbe stato ascoltato volentieri. Altrimenti, l’interrogatorio sarebbe risultato inutile».

Insomma, si può stare 14 mesi in carcere senza incontrare un inquirente per spiegare la propria posizione, a meno che non si vogliano rendere dichiarazioni gradite alla tesi di accusa? «È così – conferma l’avvocato Federico – anche se, in realtà, l’articolo 358 del codice di procedura penale prevede che il pm indaghi anche fatti e circostanze a favore della persona sottoposta alle indagini. Inoltre, secondo l’articolo 374, il pm riceve le dichiarazioni spontanee dell’indagato, cosa che, a mio avviso, vale a maggior ragione per chi sta in carcere».

In 14 mesi, dunque, Micucci non è riuscito a parlare con un pm. La sua detenzione, dall’arresto nel febbraio 2010 nell’ambito dell’inchiesta “Iva telefonica” con l’accusa di associazione per delinquere e riciclaggio internazionale, si collega all’ordinanza firmata dal gip Aldo Morgigni. In essa si accusa lo stesso Micucci, amico di Carlo Focarelli, di aver collaborato in qualità di amministratore unico di alcune società che facevano capo allo stesso Focarelli, per favorire l’evasione fiscale di quest’ultimo attraverso le società da lui amministrate.

A queste accuse Micucci oppone, come dichiarato in aula, di aver assunto l’incarico di amministratore delle società di Focarelli dopo i fatti contestati nell’ambito della frode fiscale. Le accuse verranno esaminate nella loro sede processuale ma occorre riflettere su questi 14 mesi di silenzio “forzato”».


8 Commenti a “Il “caso Micucci” sotto i riflettori”

  • Amilcare:

    Diciamo chiaramente come stanno le cose in Italia non esiste giustizia
    Come nei paesi del quarto mondo
    Amen

  • random:

    Ho avuto a che fare con la giustizia per questioni di lavoro , ho conosciuto e conosco colleghi che sono stati arrestati . Purtroppo e con orrore, devo confermare che il racconto di questo post è la PRASSI.
    Ti arrestano, e fino a prova contraria si è innocenti. Ma la tecnica è quella di lasciarti solo , in carcere , così crollerà e dirà quello che vogliamo sentirci dire. Vergognatevi !
    Provo una profonda vergogna per la figura che le istutuzioni della giustizia fanno fare a questo paese , in questo modo si alimenta l’odio e l’allontanamento dallo stato.

    • giovanni:

      Gli uomini delle Istituzioni non sono tutti uguali! Molti magistrati e poliziotti lavorano con serietà ed in silenzio ed hanno sincero orrore per i loro colleghi che, invece di pensare alla Giustizia con la G maiuscola, restano vanamente abbagliati dalle luci della ribalta.

      • Bruno:

        Concordo sul non dover generalizzare. Così come concordo sul fatto che vi è anche una magistratura (inquirente e giudicante) di valore e corretta. A volte eccessivamente corretta nei confronti di certi inquisiti e colpevoli. Ma sarà forse per la nota “indipendenza della magistratura” o forse per il non voler intervenire in casi di altri colleghi, ma è incomprensibile al comune cittadino come possano esistere casi così eclatanti senza che nessuno, dico nessuno, muova un dito per far sì che pochi magistrati creino simili ingiustizie, palesi, conclamate. Non credo molti vogliano o possano entrare nel merito di certe accuse, al di là della presunta innocenza fino a prova contraria e che spesso viene (volutamente) dimenticata, ma è allucinante leggere di inquisiti che in 14 mesi (già 10 giorni sarebbero un obbrobrio!) non sono interrogati, ascoltati, sentiti. Neppure su specifica richiesta formale e circostanziata) degli avvocati, non per un improvviso colpo di follìa. Devono invece inscenare una protesta da un tetto, minacciare qualcuno per richiamare attenzione (e udienza) su di sè?

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